Turisti per cazzi. Il Circo 1

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  1. Rosa Bulgari
     
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    Turisti per cazzi-limite. Il Circo 1
    Nel nostro piccolo ma accogliente appartamento, dove avevamo allevato i nostri figli, che ormai adulti ci consentirono maggiori ed insperate autonomie, c’era un vecchio ripostiglio dove avevo ricavato una sorta di console con mobili usati dove alloggiai un televisore con videoregistratore ed un personal computer. Creai così un punto informatico multimediale; un rifugio che mi consentiva di non uscire di casa per il mio tempo libero. La nostra vita sentimentale era stata tranquilla, e lo è ancora tutt’ora che sto scrivendo queste vicende (previo consenso di Ketty, mia moglie). Il nostro rapporto, stava però affogando nella melma dell’usualità, nella routine quotidiana. Me ne resi conto, e prima che succedesse l’irrimediabile, ne parlai con Ketty, una sera dopo cena, a viso aperto e con tutta franchezza, con la franchezza di chi non ha altro da perdere se non la cosa a cui ha tenuto per tutta la vita. Vennero fuori le fantasie che entrambi usavamo durante i rapporti sessuale, quelli dell’ultimo periodo. Così con gradualità ci avvicinammo alla pornografia attraverso le videocassette prima e di internet poi; scoprimmo in ciò il sale che arricchiva il nostro rapporto ma non ne era la parte essenziale, pur essendone quella rilevante. Esplorammo, nel tempo, uno ad uno i vari aspetti della sessualità, prima le giovani troie con uno o più uomini che le fottevano, poi fu la volta dei vecchietti e delle vecchiette, coi giovani e viceversa, quindi delle negre culone smisurate, poi dei cazzoni negri e bianchi, con varie puttane. Ketty, ambiva ad un rapporto in cui ella potesse assaporare il gusto della fica bagnata, mentre fotte, perciò mentre la scopavo, ella si sfilava il cazzo dalla gnocca ed appena lo vedeva ricoperto del suo sugo, lo leccava avidamente. Faceva le boccacce alle fiche esposte nelle scene hard, facendo saettare la lingua nell’aria, desiderando un rapporto con una gnocca. Attraverso delle grandi troie ammirate sul sito hard “Annunci69”, in speciale modo a quelle che si espongono sul “Palco”, abbiamo consumato delle esperienze che tutto sommato definirei soddisfacenti, ma il mondo cambia, così anche i nostri gusti cambiarono. Tutta colpa del circo itinerante XXXXZZ ( scusate l’anonimato). Comprammo dei biglietti del menzionato circo e siccome lo spettacolo a cui volevamo assistere, sarebbe iniziato alle ventidue, noi eravamo in anticipo di un’ora circa, per cui decidemmo di fare visita allo zoo del circo stesso. Girammo tra le gabbie di innumerevoli animali; ci soffermammo affascinati ed atterriti davanti alle gabbie delle tigri e dei leoni, di cui uno maschio, estroflesse il pene a bella mostra dei presenti. Ketty mi strattonò il braccio mentre mi faceva cenno di guardare l’animale, se la rideva sotto i baffi. Mi chinai e le sussurrai all’orecchio:
    -Troia, saresti capace di fargli una sega o addirittura un pompino, se non ti sbranasse prima!
    Ed ella di rimando
    -Porco!
    Mi rispose. Ma alla prima occasione mi portò la mano alla sua fica che trovai bagnata. Più avanti, quasi alla fine del giro vi erano allineati una dozzina di cavalli dai colori vari e di varie razze. Il penultimo, aveva il manto maculato di pezze dal colore fulvo intenso, tendente al cuoio battuto, per il resto era di un bianco latte, anche questi, omaggiò Ketty di una bella esibizione della sua sessualità: aveva pendulo un pene lungo circa quaranta, o cinquanta centimetri, per un diametro variabile dai dodici della punta ai diciotto o venti dell’attaccatura al corpo; il colore del pene estroflesso, andava dal nero-fumo dell’attaccatura delle palle, al colore rosato tenue della tinta carne, della punta, che terminava con una svasatura a muso di porco. Ketty mi strinse il braccio con una morsa che a momenti mi faceva male. Aveva gli occhi stralunati, ed osservava fissa la mazza del cavallo. Io imbarazzato, ma compiacente, ruotai intorno lo sguardo, in cerca di altre persone, ma eravamo rimasti soli, i più vicini bighellonavano lontano, presso le gabbie delle fiere; lei capì e lesta, accarezzò prima il dorso della bestia, poi la pancia, ed infine afferrò lesta, il cazzo con le due mani e lo tirò su e giù tre o quattro volte, la bestia inarcò la schiena e minò la penetrazione, mentre dalla punta usciva uno zampillo di liquido. Ketty si ritrasse, e si odorò le mani, era tutta eccitata ed aveva in viso una maschera di perversa soddisfazione. Tirò dalla borsa dei kleenex umidificati e profumati e con questi si deterse. Tutta la serata al circo Ketty si tenne stretta al mio braccio, notai che aveva tenuto sempre le gambe serrate strette, ed era arrossata in viso. Arrivammo a casa e ci spogliammo come bestie furiose, fottemmo sul tappeto del soggiorno, la penetravo e nel contempo le rinfacciavo di aver menato al cazzo al cavallo, chiamandola:
    -Puttana rotta in culo. Lo desideri il tarello di un mulo, si, vero?
    Le sputai sulle tette, per poi leccargliele, e succhiarne i capezzoli erti e tosti come clitoridi. La stantuffavo come una vecchia locomotiva, sbuffando ed ansando in salita; ella da sotto mi articolava con epiteti tipo:
    -Porco, fotti con quel cazzo sborroso, te la do io la fica, maiale laido, infilami, infilami anche il culo lo so che ti piacerebbe, porco satiro!
    Eravamo uniti con le lingue fuori attorcigliate come serpi, quando dai miei lombi partirono le sequenze della sborrata, le riempii per bene la fica capace, tenendola ferma per le braccia, avendo le sue caviglie poggiate sulle mie spalle. Quando la tensione del pene si affievolì riducendosi, ella si alzò sfilandoselo, e mantenendo le labbra della fica serrate con due dita, afferrò uno specchio portatile, lo posizionò a terra, e ci si accovacciò sopra, aprendo nel frattempo le dita che tenevano chiusa la fica. Dalla fessura aperta, defluì prima lentamente, poi a fiotti, biancastra, semitrasparente, semifluida della consistenza dell’albume d’uovo; sulla superficie si materializzò una macchia sempre più estesa di liquidi corporali. La zoccola vi si distese sopra strofinandoci le tette, per poi portarsele alla bocca e leccarle. Ce la faceva, aveva le tette abbastanza lunghe. Io da dietro le strofinavo il cazzo quasi moscio con la cappella sguainata ed ancora unta di bava, nel solco delle sue chiappe; tentai un approccio col suo culo, con scarsi risultati, il pene spingeva ma non abbastanza da aprire lo sfintere stretto di Ketty, che a sua volta sculettava infoiata come una cagna in calore.
    Ketty dopo quella sera era entusiasta dell’esperienza equina, certo si sarebbe accontentata si fa per dire, anche di un cane, per adesso. Cercammo sui siti internet, persone che condividessero con noi la passione per i rapporti sessuali con gli animali; riuscimmo a stabilire un contatto vicinissimo alla cittadina ove risiedevamo. La prima vera occasione si presentò agli inizi di maggio, quando un’amica della cognata di zia Lina, si doveva assentare perché il figliolo avrebbe presentata e discussa la tesi di laurea alla "Yale University", per cui si sarebbe assentata non meno di quattro settimane, e non sapeva a chi lasciare il loro cane, di una razza americana, un terrier , uno staffordshire terrier; una bestia di circa cinquanta chilogrammi di perso per cinquanta centimetri di altezza al garrese. Ketty all’indomani lo portò alla casa del cane per una completa toletta, le vaccinazioni le aveva tutte fatte, per cui la bestia che rispondeva al nome di Billy, aveva tutte le carte in regola. Mia moglie non stava più nella pelle, e quella stessa domenica, dopo aver desinato, facemmo l’amore sul divano del soggiorno, entrambi nudi, scopammo e le sborrai sulla fica e sulla pancia, senza renderci conto della presenza di Billy, che muto testimone se ne stava seduto sulla soglia della veranda ad osservarci. Quando Billy notò che la nostra attività era cessata, si avvicinò ad entrambi annusando l’aria intorno, fino a dirigersi alla fica aperta di Ketty, leccò con la linguona il liquido sulla fica, poi si volse a me e diede una slinguata anche al mio cazzo moscio e gocciolante. Si pose dinnanzi a Ketty, e sollevatesi sulle zampe anteriori, le poggiò sul divano avvicinando il suo sesso alla fica di Ketty, lo cacciò mezzo fuori ed inarcandosi cercava il contatto con la fessura aperta. Vari tentativi occorsero, poi inforcò la giusta angolatura e spinse dentro il membro che si andava anche sviluppando in lunghezza. Pochi attimi, poi scese, chiaramente la posizione a cui era abituato non gli si confaceva. Con una zampa spingeva mia moglie a girarsi, Ketty eseguì docile e gli si offrì inarcando la schiena; Billy montò rapido sfoderando il pene turgido e rossastro, che sparì nella fica di Ketty, sotto i suoi rapidi colpi d’anca. Billy ripeté diverse volte l’operazione, finché non riuscì a legarsi nella capace fica di Ketty; la mantenne fermo sotto di lui agganciando le zampe anteriori al suo bacino. Incuriosito, mi inchinai a guardare dietro, vidi che le nocche del pene del cane, erano inserite bene dentro, che fuoriusciva solo pochi centimetri di rosso fino alla guaina della bestia. Ketty godeva, tutto ciò mi fece ritornare il cazzo duro, feci il giro intorno al divano e messomi di fronte a lei, le imboccai il cazzo da succhiare. Ketty pompava, era una troia magnifica, cercava di farsi scendere tutto il cazzo nella gola; nell’arco di un venti minuti circa Billy si ritrasse sventolando il cazzo con relativo nodo al vento, che gocciolava ancora come una fontana, mentre dalla fica di Ketty, colava sbroda sul tappeto e sul divano. Ketty era esausta, sul viso le si leggeva il più sfrenato parossismo, il cane continuava a leccarle la fica, ghiotto. Ci ricomponemmo dopo parecchio tempo e vestiti dopo una salutare doccia, Ketty dovette ripassare tutto con la vaporella, per smacchiare e disinfettare il posto della troiaggine.
    Nei giorni successivi altre volte Ketty aveva goduto dei rapporti con Billy, finché non tornò la legittima proprietaria, per portarlo via, potevamo se volevamo andare a farle visita, ovviamente.
    Ricevemmo la richiesta di contatto alla casella di posta elettronica, e nella risposta specificammo che non volevamo assolutamente essere né filmati, né tantomeno fotografati, tutto insomma doveva rimanere tra di noi. ( continua) ilgobbetto.
     
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