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Roberto Vignoli.
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L'educazione erotica di un marito sottomesso
La macchina si ferma davanti a una bellissima casa di campagna, in una
splendida giornata di sole. Ancora non riesco a credere che Elena, la mia
compagna, ha acconsentito ad accontentare le mie richieste, la mia fantasia
sessuale più profonda e recondita. Non è stato facile dirle che da tempo sogno
di vivere un'esperienza di sottomissione, ai piedi di una vera "padrona", una
"dominatrice" o "mistress", che dir si voglia. Certo, in cambio, ha voluto
qualcosa: la totale libertà sessuale al di fuori della coppia... cosa che,
segretamente, ho sempre auspicato, ma che non ho avuto il coraggio di
rivelarle. Elena, senza dirmi nulla, si è offerta di cercare lei stessa una
padrona per me, ed eccoci qui, davanti alla porta. Ci apre una donna piu
piccola di me, bionda, occhi azzurri come il ghiaccio, espressione seria e
decisa. Il mio occhio corre svelto alla stoffa della camicetta bianca, tesa a
modellare due magnifici seni liberi dal reggiseno. Mentre la seguiamo lungo il
corridoio, senza farmi notare da Elena, con lo sguardo furtivo scorro la linea
dei suo fianchi, avvolti in una corta gonna di stoffa grigia, e alle gambe ben
tornite. Solo il rumore dei suoi lunghi tacchi inizia a trasmettermi un'ombra
di inquietudine. Arrivati in una sorta di ufficio, la donna fa accomodare la
mia compagna, poi, quando accenno a sedermi nell'altra sedia, mi blocca con la
mano, dicendo che devo restare in piedi, fermo, e zitto... rimango colpito, un
po' imbarazzato (soprattutto per la presenza della mia lei) ma obbedisco, col
cuore che mi pompa in petto. Ci elenca alcune regole e dettagli logistici, che
in parte già conoscevo. Avrei dovuto passare tutta la giornata qui, a sua
totale disposizione. Con fare perentorio, mi ordina di varcare una porticina e
attendere di là. Ora sono solo, in una stanzina che pare un ripostiglio vuoto.
C'è solo un'altra porticina, che si apre sull'ignoto. Il tempo scorre
indefinito, al ritmo del mio cuore agitato, perchè ora sono solo. Un click e la
seconda porticina si apre. Lei, la mia futura padrona, mi fa segno di entrare
in quello che si rivela essere un magnifico salone bianco, tutto sommato molto
rassicurante... mi scappa un'esclamazione e un sorriso, ma lei mi zittisce
subito. Mi dice con tono chiaro e deciso che non ho il permesso di parlare ne
di aprir bocca senza il suo consenso, senza se e senza ma. Devo chiamarla
Zelma, iniziare e finire le frasi con il suo nome, e naturalmente darle del
lei. Sono frastornato, non so bene come comportarmi, cosi rimango fermo sul
posto, un po' irrigidito... lei mi fissa coi suoi occhi di ghiaccio,
indubbiamente severa. Senza volere, il mio sguardo si sofferma sui suoi
capezzoli che intravedo sotto la camicetta aderente. A quanto pare la donna se
ne accorge: con il frustino che tiene in mano mi fa sollevare il mento
"uno schiavo deve guardare sempre in basso, se non ha l' autorizzazione della
sua padrona, sono stata chiara schiavo?"
Abbasso lo sguardo, tremante, e mi sfugge un flebile "si..."
"si cosa?!?" mi urla nell'orecchio!
"Si, Zelma..." piagnucolo...
La padrona mi gira intorno, mi esamina, i suoi tacchi risuonano sul pavimento
lucido. Si ferma a un paio di metri da me, braccia conserte, frustino in mano.
"Spogliati, ma tieni la lingerie".
Il cuore a mille, un misto di paura e eccitazione mi assale. La mente
annebbiata, per la prima volta in vita mia mi sento a disagio di fronte a una
bellissima donna. Mi sfilo la maglia e rimango a petto nudo. Intorno a me non
c'è nulla per appoggiare i vestiti, cosi la lascio cadere a terra. Sfilo scarpe
e calzini. Con mani tremanti mi slaccio la cintura, poi abbasso e sfilo i
pantaloni, lentamente, senza guardarla negli occhi, ma ben sapendo che mi sta
esaminando dalla testa ai piedi. Quasi mi pento di indossare un paio di slip
neri troppo aderenti, che non nascondono il mio accenno di erezione.
Contrariamente a quanto mi sarei aspettato in una situazione "vaniglia", la
giovane donna sembra non gradire. Mi afferra per un orecchio, stringendolo
forte, e mi trascina in un angolo della stanza, faccia contro il muro. Mi
spiega che le erezioni spontanee non sono ammesse, e mi lascia esattamente
cinque minuti di orologio per farmela passare, o verrò subito punito! Sento che
si allontana e ritorna al centro della stanza, alle mie spalle. Ora mi sento un
po' smarrito, i pensieri annebbiati... mi chiedo cosa sta succedendo... eppure,
sento un forte piacere invadermi da dentro, una sottile inquietudine mi
attravera, rendendo questo lungo silenzio piacevole e carico di mistero. La mia
erzione, tuttavia, non accenna a calare e, anche se cerco di non pensare a
niente, mi passano davanti agli occhi immagini di Zelma: i suoi seni tondi e
sodi sotto la camicetta, le sue gambe candide e scolpite, i suoi tacchi neri e
lucenti... uno schiocco del frustino mi fa trasalire!
"girati, schiavo!"
Mi rendo conto che il mio membro non ha collaborato, e la cosa inizia a
preoccuparmi. Mi giro lentamente. Lo sguardo della padrona mi provoca un
sussulto negli slip. Con la coda dell'occhio noto che la sua espressione, pur
impasibile, si scioglie in un impercettibile sorrisino compiaciuto.
"bene bene... è il momento di iniziare subito la tua educazione, schiavo
impertinente..." allontanandosi veso un mobile, da cui prende una sorta di pala
di legno forata."girati verso il muro, piegati a novanta gradi e appoggia le
mani sul muro!" mi urla senza mezze misure. Eseguo senza contraddirla.
Immediatamente, il primo colpo di abbatte sulle mie natiche, procurandomi una
smorfia forse più di sorpresa che di dolore. Poi colpisce di nuovo, ancora e
ancora, aumentando di volta in volta la forza. Sento l mie natiche inase dal
calore, e una sensazione di gonfiore. Mi scappa un gemito, allora si ferma un
attimo, si china verso il mio orecchio e mi sussurra piano: "questa è solo una
piccola punizione, schiavo...non fare la femminuccia... se fai il bravo e non
fiati per i prossimi tre colpi per questa volta mi fermerò qui, altrimenti
giuro che ti faccio tornare a casa col culo cosi rosso che non ti siederai per
una settimana, hai capito?"
deglutisco... "Ssss... sssi, Zelma" bofonchio...
Lei riassume la posizione, e mi infligge altri tre colpi, fortissimi, sulle mie
natiche ormai in fiamme. Mi lascia ancora cosi per un momento, poi mi ordina di
tornare al centro del salone, con passi tremanti, davanti a lei. Vorrei tanto
massaggiarmi le natiche, ma so che devo restare immobile. Ho un po' di sudori
freddi, e lascio che il mio respiro si calmi.
"togliti gli slip adesso, schiavo" comanda la mia padrona con tono sicuro.
Obbedisco senza noncuranza, ora sono completamente nudo di fronte a lei, per la
prima volta. Non c'è traccia di erezione, glielo leggo nel sorriso soddisfatto.
Il mio volto, in compenso, deve essere rosso almeno quanto le mie natiche, che
vedo per la prima volta riflesse in uno specchio in fondo alla parete. La
padrona prende una benda, me la lega stretta sul capo.
"ora ho da fare per un po', non ho tempo per te... posso fidarmi a lasciarti
qui senza che tu ti muova di un millimetro?"
In quel preciso momento inizio a sentire l'arrivo di un'esigenza fisiologica...
"Si Zelma... Zelma, avrei bisogno di fare la pipi, per favore, Zelma..." ma la
porta si è già chiusa, dietro le mie parole.
"Davvero pensa che potrei farlo, Zelma?" chiese Elena, dopo avere ascoltato con
attenzione e inquitudine le proposte della mistress.
"Ne sono sicura, Elena! Sei una giovane donna, e si vede che hai propensione
per l'erotismo. Questa è l'occasione per rinnovare la vostra vita di coppia,
renderla più intima, profonda e eccitante. E poi, che male c'è, per una donna,
nel concedersi ad uomini diversi dal proprio partner? E' quello che desidera
anche lui, ne sono sicura... infine, e nel profondo del tuo cuore lo sai anche
tu, ci vuole più di un uomo per soddisfare una donna come te, nevvero?!" Elena
abbassò lo sguardo, arrossita.
Ho freddo, nel salone vuoto, completamente nudo, e trattenere la pipì mi costa
ormai un certo sforzo. Come se non bastasse, dopo la sculacciata il culo mi
brucia ancora. La porta si apre improvvisamente: la mia padrona è ritornata,
con una bacinella. La posa davanti ai miei piedi, e mi ordina di entrarci
dentro, con le mani alzate, intrecciate dietro la nuca. Obbedisco senza
fiatare. La donna apre un'altra porta, vi entra (penso si tratti di un bagno) e
ritorna da me, con un secchio e una spugna. La intinge nell'acqua e inizia a
strofinarmi il petto. E' gelata, e mi ritraggo d'istinto. Con la mano sinistra
mi rifila un ceffone in pieno volto, irritata...
"Ti ho detto di restare IMMOBILE, sei sordo?!" Sento un formicolio alla
guancia. Per fortuna era la mano sinistra. Mi ricompongo e mi sforzo di restare
calmo e soprattutto fermo, mentre la spugna ghiacciata della padrona sfrega e
bagna ogni centimetro del mio corpo... viso, collo, schiena, gambe... quando mi
vede scosso dai brividi, inerme e arrendevole di fronte al suo trattamento, mi
guarda soddisfatta. Intinge di nuovo la spugna nel secchio, incurante di
strizzarla, e la preme sul mio ventre, ben sapendo che sto facendo di tutto per
trattenermi dall'urinare, e il freddo non fa altro che accentuare lo stimolo.
Mi metto a frignare sottovoce, lei non mi guarda neppure. Metodica, si china a
osservare il mio pene già rattrappito di suo, per il bisogno impellente, e me
lo avvolge nella spugna fradicia, per poi passare ai testicoli, ma curandosi di
saltare le natiche, perennemente arrossate e doloranti. Ora ho la sensazione
che i miei genitali siano diventati ancora piu piccoli, per il freddo. Nessuna
donna mi ha mai fatto una cosa del genere, inizio a sentirmi profondamente
umiliato, e probabilmente arrossisco di nuovo. Dettaglio che non le sfugge,
tanto che le scappa una risata.
"Mi piacerebbe che ti vedessi allo specchio, schiavo! Sei bagnato come un
pulcino, tremi come una foglia, e il tuo pisellino è grande come un ditale da
sarta! Che se ne fa la tua donna? Ha ha! Ora che sei il mio schiavo, bisogna
che trovi altri modi per soddisfarsi!" il mio cuore ha un sussulto. Lei cammina
lentamente intorno a me, per osservarmi da tutti i lati. Ho la pancia che mi
scoppia, non so più come trattenermi, e lei lo sa.
"Tuttavia, vedo che sei stato bravo e stai cominciando ad applicarti" disse
presentandomi un bicchiere vuoto. Tenendolo in mano, lo posiziona appena sotto
il mio piccolo membro.
"Ora, quando ti dico - Via! - puoi lasciarti andare facendola lentamente, ma
bada bene, al mio - Stop! - ti devi fermare immediatamente, sono stata chiara?
non farmelo ripetere!" Annuisco, che altro fare? Sento la vescica piena e
gonfia. Dopo un lungo silenzio, arriva il "Via!", ma sono cosi trattenuto e
impaurito che per alcuni secondi non succede nulla, poi finalmente un filo di
pipi comincia a scendere. Il fondo del bicchiere è appena diventato giallo
paglierino che mi sento imporre "Stop!", obbligandomi, dolorosamente, con una
fitta al basso ventre, a fermarmi. "Via!" Timidamente, riprendo a stillare nel
bicchiere... ma un nuovo e rapido ordine mi blocca. Sono meravigliato: Zelma è
riuscita a farmi obbedire, nonostante mi sembri di scoppiare! Lunga pausa. Cosi
lunga che non ci spero più... "Via!" e ricomincio, piano, sforzandomi di non
rilasciarmi completamente, sapendo che dovrò stopparmi. Ho quasi paura a
svuotarmi, ma finalmente sento un'ondata di sollievo invadermi.
"Stop! Ora basta, per il momento accontentati cosi!"
Certo, avrei ancora bisogno di urinare, ma mi sento inaspettatamente felice,
anche se la mia padrona mi ha concesso di riempire il bicchiere solamente a
metà... ma il sentimento di profonda gratitudine che provo per lei è sincero, e
glielo dico...
"Grazie, Zelma..." ma lei, per tutta risposta, se ne andò sbattendo la porta.
La piccola stanza in cui si trovava Elena era calda e accogliente. Sul letto
erano riposti alcuni abiti.
"Devo indossare questi, Zelma?!" domandò Elena, con un po' di imbarazzo.
"Ma certo Elena! Fa parte del rinnovamento, ti aiuterà a valorizzare la tua
femminilità naturale..."
La giovane donna deglutì, e iniziò a cambiarsi, lentamente. Ormai non poteva
più tornare indietro.
Quando sento la porta aprirsi di nuovo, sono felice: sono ancora fermo
immobile, nudo e infreddolito, nel grande salone dove sto ricevendo la mia
prima educazione di schiavo. Si, è la parola giusta, schiavo... è questo che
desideravo, anche se non credevo fosse possibile. Il nuovo abbigliamento di
Zelma mi distrae subito da questi pensieri: camicetta nera abbottonata in alto,
minigonna plissettata grigia, stivali in pelle alti, elegantissimi e raffinati.
Mi passeggia intorno, con un frustino in mano, mi scruta con sguardo acuto e
penetrante, dalla testa ai piedi. Cerco di non guardarla, ma non è facile,
soprattutto le sue bellissime gambe, impreziosite dal cuoio lucido delle
calzature. I muscoli delle sue cosce, cosi toniche e nervose, e il candore
immacolato della sua pelle finiscono per produrre un inaspettato risultato...
con l'estremità del frustino mi solleva il membro, ormai in procinto di
risvegliarsi dal freddo... i suoi occhi azzurro ghiaccio si muovono veloci, dal
mio organo ai miei occhi... vuole sapere chi mi ha dato il permesso... io non
posso fare altro che guardare in basso, come deve fare uno schiavo. Le sue mani
mi mostrano una molletta. Una comunissima molletta da bucato. Senza dire nulla,
con due dita decise afferra la pelle del prepuzio, la tira lentamente verso di
sè, allungandola più che può, e con l'altra mano vi applica la molletta,
chiudendo la via d'uscita al glande. Una fitta di dolore lancinante mi invade,
ma è solo un attimo... in fondo, non stringe cosi tanto, più che un male
fisico, quello che provo è un sentimento di umiliazione, vivo e inevitabile.
"Sai che ti sta proprio bene?! ha ha!! Quasi quasi ti presento cosi alla tua
donna!"
Il cuore mi batte forte. La padrona si sposta in un angolo del salone, si siede
in una comoda poltrona in pelle, e accavalla le gambe, con fare sensuale e
leggiadro. Mi ordina di raggiungerla, e di inginocchiarmi davanti a lei. Eseguo
senza la minima esitazione, appoggiando le ginocchia sul pavimento duro e
freddo. Non mi sono mai inginocchiato davanti a una donna. A dire il vero, non
mi sono mai inginocchiato davanti a nessuno, e provo un certo imbarazzo. mi
sento privo di potere. La padrona, sorridente, mi porge il piede a pochi
centimetri dal viso.
"Questo stivale deve diventare lucido, leccalo!"
Non capisco bene cosa devo fare, ma l'ordine di Zelma è chiaro, e il frustino
che mi ha agitato davanti agli occhi è un chiaro ammonimento. Tremante,
striscio un po' avanti sulle ginocchia, accosto la bocca allo stivale, mi
umetto le labbra secche dall'emozione... e, si, lo faccio davvero... col
batticuore... la punta della mia lingua esce timidamente e dà una piccola
leccata al cuoio della calzatura. Mi fermo un secondo, lei non dice nulla e
continua a guardarmi, immobile e fiera. Riprendo, questa volta con leccate via
via più lunghe, più piene e più convinte. Ripasso con cura lungo la punta, la
base, e risalgo lungo lo stivale, cominciando ad assaporare l'odore caldo della
pelle e la consistenza satinata della superficie. Faccio delle pause quando
finisco la saliva, ma la mia padrona non ha fretta e mi lascia fare. Quando ho
finito, mi rendo conto, che effettivamente, lo stivale è ancora più lucido, e
non nascondo di sentirmi stranamente soddisfatto del lavoro... finchè Zelma
solleva il piede e mi preme la suola contro la faccia.
"Credi di aver finito? Devi lustrare anche qui sotto, schiavo!"
Avvampo d'imbarazzo. Per un attimo dubito della serietà della richiesta, ma mi
accogo subito che, non solo la suola dello stivale è liscia quindi più semplice
da pulire, ma che effettivamente è già pulitissima, come del resto tutto
l'ambiente in cui mi trovo, pavimenti compresi! Riprendo con dovizia il mio
lavoro, sforzandomi di fare fuoriuscire il più possibile la mia lingua e
lappare dal tacco alla punta... con la coda dell'occhio intravedo, con mia
sorpresa, il piacere di Zelma, che, a quanto pare eccitata dalla scena, tiene
gli occhi chiusi, rapita dall'estasi. Io stesso, e mi stupisco per quello che
sto facendo, all'idea di essere ai piedi di una donna, inerme e sottomsso, a
leccarle la suola dello stivale che indossa, comincio a provare un piacevole
calore al basso ventre. Quando la sua suola è tirata a lucido, lei mi guarda
soddisfatta...sul suo viso leggo il sorriso del vincitore. Il mio membro è
quasi completamente eretto, ancora stretto nella morsa della molletta. Tutto
accade in una frazione di secondo. Vedo Zelma alzare la mano col frustino. Un
colpo secco si abbatte preciso sulla molletta, facendola staccare e volare via!
Dolore vivido e intenso, che però lascia presto spazio al piacere crescente e
irrefrenabile, tanto che la pelle del prepuzio, ora libera anche se un po'
arrossata, si arrotola e risale da sola, scoprendo un glande lucido e grosso.
La mia padrona mi porge ora l'altro piede.
"Questa volta devi usare un po' di lucido... vedo che il tuo tubetto è
pieno...muoviti però, non ho tempo da perdere, devo portarti a vedere una
cosa!!"
Stordito dalla sua frase e dall'oscenità della proposta, senza quasi rendermene
conto mi ritrovo a masturbarmi velocemente, come un forsennato, davanti a
questa bellissima donna. Mi vergogno per quello che sto facendo, anche perchè
proprio nell'istante in cui vengo, mi viene alla mente l'immagine della mia
compagna, la mia Elena. Cosa direbbe di me?! Ma è tardi, i zampilli di sperma
sono colati tutti sullo stivale di Zelma, e io devo ripulire con la lingua.
Lascio che l'orgasmo si calmi, mi chino di nuovo. La crema calda e densa è lì
che mi attende, e il bianco perlato scintilla sullo stivale nero. Mi faccio
coraggio, e con la lingua inizio a saggiarne la consistenza appiccicosa, il
sapore a volte acre a volte dolciastro. Non è cosi sgradevole come pensassi, e
,in fondo si tratta di una cosa mia. Quando finisco, sento che la mia bocca è
impregnata di questo sapore.
Zelma rigira le punte degli stivali, mi ordina di alzarmi.
"Sei un bravo pulitore, ti faccio i complimenti!"
"Grazie Zelma" le rispondo, mentre mi allaccia al collo un collare di pelle con
anello. Aggancia all'anello un guinzaglio, e senza aggiungere altro, ma
conservando un sorriso tra il diabolico e il soddisfatto, mi conduce lungo un
corridoio, poi un altro, e un altro ancora. Ci fermiamo davanti a una porta.
Prende il cellulare e inizia a scrivere qualcosa. Non mi chiedo neppure a chi o
cosa, non sono cose che mi devono riguardare, anche se la mia natura curiosa
vorrebbe domandarglielo. Ma la risposta arriva a breve, quando mi dice che devo
inginocchiarmi, guardare nella serratura della porta, e raccontarle cosa vedo.
Cosa significa? Mi abbasso sul freddo pavimento, e accosto il viso alla porta.
C'è un uomo, in piedi, che vedo dalla cintola in giù. Entrano nella visuale due
mani di donna, che iniziano a slacciargli la cintura e sfilargliela, poi aprono
il bottone e abbassano la cerniera, lentamente. Chi sono?! Le mani amorevoli
fanno scivolare in giù i jeans, e iniziano a giocare con l'elastico delle
mutande, in cui si intravede chiaramente un rigonfiamento virile. La mano di
lei passa lentamente sulla protuberanza, come per tastarne la consistenza. E'
un gesto che sento familiare, e provo a spostarmi, per cecare di scoprire la
sua identità, ma la sagoma della serratura non me lo consente.
"Allora?! cosa vedi?! sei diventato muto?!"
"Scusi Zelma..." sussurro, a voce bassisima, come per non disturbare le persone
nella stanza.
"Ci sono un uomo e una donna, lei gli ha abbassato i pantaloni, e ora lo sta
accarezzando, sopra gli slip..."
"Chi sono?! li vedi?!"
"no... non riesco a vedere le loro facce, Zelma..." Eppure, una strana
inquietudine mi invade, e il mio cuore accelere inspiegabilmente.
"adesso, ecco... le mani gli stanno abbassando gli slip... ora lui è nudo, e
vedo il suo membro..."
"com'è? descrivimelo, mi interessa..." incalza la padrona, impietosa
"niente da dire Zelma, è decisamente grosso, e bello dritto, da vedere cosi
deve essere molto duro..."
La scena finisce per eccitare anche me, nonostante l'inquitudine che mi
trasmette, e il mistero che avvolge la loro identità. A quel punto, vedo
entrare in scena la bocca della donna che, abilmente, senza esitazione, con le
labbra socchiuse scappella il glande, introducendolo nella bocca in un sol
colpo. Il cuore mi si ferma, perchè non vedo solo la bocca di lei, ma tutto il
suo viso. E' Elena. La mia compagna.
"Perchè ti sei fermato?! continua, è un ordine" mi riscuotono le parole di
Zelma, come uno schiaffone.
"ma... ma quella è la mia donna, padrona..."
"e allora? cosa credi? di aver diritto a divertirti solo tu?! verme!" e mi
rifila un calcio nel sedere ancora arrossato dalla sculacciata. "Continua a
dirmi cosa vedi, è un ordine!"
"Si Zelma..." deglutisco a fatica, e riprendo a balbettare "vedo lei che..."
"Lei chi?! parla bene, se non vuoi essere frustato!!" inveisce strattonandomi
col guinzaglio
"Si Zelma, scusi... vedo... vedo Elena, che lo succhia..."
"cosi va meglio... descrivimi bene i dettagli, schiavo..."
"Si Zelma... Elena ha smesso di succhiarlo, e lo sta leccando sotto il glande,
alla base... ora lo lecca in tutta la lunghezza e... sta usando anche una mano,
per tenergli stretta l'asta... vedo il membro che palpita a ogni leccata
Zelma..."
"Elena è brava a usare la lingua?"
"Si Zelma!" le rispondo completamente imbarazzato da queste confidenze
"continua..."
"Elena ora lo ha ripreso nella bocca, questa volta sta provando a spingerlo piu
in fondo..."
"E' più grosso del tuo?"
"Si Zelma..." rispondo a voce bassissima...
"E questo come ti fa sentire?"
"un po' umiliato, Zelma..."
"E perchè mai?!"
"Elena è la mia donna, Zelma..."
"Continua a guardare, allora..."
"Si Zelma... ora lei... Elena... gli sta leccando la punta... penso che lui
stia per scoppiare... ecco, lei glielo ha preso in bocca, si... sta venendo..."
"Cosa provi, schiavo?" continua la padrona, maliziosa
"mi sento un po' mortificato Zelma, un po' umiliato... e in imbarazzo..."
"Elena ha bevuto tutto?"
"Si..." ...a lente sorsate, ma questo lo tengo per me...
"E' la prima volta che lo fa con un altro uomo, da quando siete insieme?"
"Si..."
"Impara ad esserne fiero, allora!"
"Si Zelma..." le dico, mentre vedo la lingua di Elena ripulire di ogni goccia
il membro che ha goduto nella sua bocca.
La padrona mi fa segno di alzarmi, e scostarmi dalla porta. Sento qualche
piccolo rumore. Parlano. Forse lo schiocco di un bacio. Passi. La porta si
apre, un uomo elegante e di piacevole aspetto esce abbottonandosi i pantaloni,
ci saluta e si allontana subito nel corridoio. Zelma mi sgancia il guinzaglio,
e mi spinge dentro la camera. Lei è ancora seduta sul bordo del letto, vestita
di calze nere con la riga e reggicalze (niente slip), reggiseno trasparente a
balconcino, di almeno due taglie più stretto. Sul seno, qualche goccia di
sperma. Il rossetto rosso fuoco era sbavato. I suoi occhi mi guardano: sono
completamente nudo, con un collare al collo, natiche e ginocchia infiammate,
pelle del prepuzio arrossata. Lei si alza, tremante per l'emozione, e ci
abbracciamo teneramente, in un bacio che ha il sapore dello sperma di un altro
uomo. Zelma osserva la scena con autentico e sincero piacere, poi chiude la
porta e si allontana.
Mentre lavo i piatti (fa parte delle mie nuove mansioni, stabilite da Zelma, la
mia padrona) ripenso al nostro primo incontro. Lo ammetto, non è stato facile
sottomettersi a una donna, ho provato imbarazzo e vergogna come mai in vita
mia, ma la cosa che più mi ha sconvolto, è il fatto che l'ho trovato
tremendamente eccitante, un'eccitazione raffinata e profonda, che mi fa
trepidare il cuore al solo pensiero di incontrarla di nuovo. Allo stesso tempo,
una velata inquietudine mi assale, per quanto riguarda il mio rapporto con
Elena. Ho sempre sognato di vederla con un altro uomo, di condividerla, di
trasgredire rivoluzionando il nostro menage. Vederla praticare una fellatio a
un uomo sconosciuto mi ha eccitato e sconvolto allo stesso tempo... vederla
così piacevolmente coinvolta e appassionata con le mani e con la bocca, vederla
applicarsi con dedizione e maestria, la stessa che usa con me, ma sul membro di
un altro, mi ha sicuramente affascinato, meravigliato e impaurito.
Certo, il nostro patto iniziale prevedeva, per lei, l'assolta libertà sessuale.
Elena, in fondo, non mi è nemmeno stata infedele, anche se il fatto che la sua
bocca abbia bevuto cosi viziosamente il seme di uno sconosciuto, probabilmente
sapendo della mia presenza (se non di essere osservata), è una chiara prova di
quanto anche lei, nel segreto del suo cuore, coltivi pulsioni di trasgressione
e rinnovamento della nostra intimità di coppia. Esiste il rischio di rompere un
equilibrio collaudato? Forse, ma è anche vero che potrebbe migliorare il nostro
rapporto d'amore. Ora, quando la bacio, ripenso sempre a quella scena, a quel
membro che ha violato per sempre la mia esclusività sulle labbra di Elena.
Quando facciamo l'amore, penso al piacere di quell'uomo, che ha avuto a
disposizione la bocca della mia compagna, gustandosi lo spettacolo del suo seno
strizzato nel reggiseno a balconcino, delle sue gambe velate di nylon, del suo
basso ventre completamente nudo. L'avrà toccata? accarezzata, baciata, magari
fatta godere? Non mi è dato di saperlo, nulla mi ha rivelato la mia Elena...
che mi distoglie da questi pensieri, chiamandomi dal bagno, dove ha appena
finito di fare la doccia. So cosa devo fare, su ordine della mia padrona.
Abbandono le stoviglie e vado in camera da letto. Da un cassetto prelevo il
completo di lingerie di Elena che preferisco, e lo adagio sul letto. Apro
l'armadio, prelevo un maglioncino con il collo alto, ma aderentissimo, e una
gonna nera, piuttosto elegante, che le arriva a metà coscia. Ne volgare ne
seria. Infine, l'unico paio di scarpe nere col tacco, che Elena non indossa
quasi mai. Lei entra in camera sorridente, avvolta in un asciugamano caldo.
Vorrebbe baciarmi come fa di solito, ma non lo fa (un'indicazione di Zelma,
presumo, per stuzzicarmi ed eccitarmi). Sotto i miei occhi attenti,guardandomi
di sottecchi, si allaccia il reggiseno praticamente trasparente, infila un
perizoma leggero come una velina e autoreggenti nere. Quando mette il
maglioncino, assaporo il turbamento di vedere la stoffa aderire alle sue
rotondità: ha una quinta misura naturale, e il reggiseno è così impalpabile da
non riuscire a nascondere il rilievo dei capezzoli. Lei stessa se ne rende
conto, arrossisce lievemente e distoglie il mio sguardo. Mette la gonna,
cercando di sistemarla bene, perchè non ama mostrare le gambe, essendo di
corporatura un po' formosa. La stoffa non è sottile ma aderente, e causa il
perizoma, mette in risalto le morbide natiche della giovane donna. Anche i
tacchi non li mette spesso, ma quelli che porta stasera le danno un'insolita
eleganza erotica. Con piacere rimango ad ammirarla mentre si dà un velo di
trucco più curato e appariscente del solito. Quando ha finito, si gira verso di
me, raggiante:
"Come sto, amore mio?"
"Sei bellissima, Elena..."
Ora vorrei baciarla io, ma non posso, anche perchè si è già data il rossetto.
"Puoi controllare se nella borsetta ho preso tutto? Mi dici cosa c'è dentro?"
il tono, ora, è malizioso...
Per l'occasione si è presa una borsetta nuova, piccola e nera. Non deve
contenere molte cose. La apro, e faccio l'ispezione, che le riporto...
"Portafoglio, fazzolettini, rossetto... - deglutisco - profilattici"
Mi ringrazia, infila la giacca e corre veloce alla porta. Posso solo
affacciarmi alla finestra, e vederla allontanarsi in auto. E' la prima volta
che esce da sola con qualcuno, da quando conviviamo. Quando eravamo semlici
fidanzati, capitava che uscisse talvolta con un amico o un collega di lavoro,
ma mi è sempre stata fedele. Ora, invece, è diverso, e questa serà non solo è
uscita con uno sconosciuto (almeno per me) ma con la chiara intenzione di
finirci a letto, o comunque di fare sesso con lui. Mi si stringe un po' lo
stomaco di fronte a questo pensiero, ma allo stesso tempo, sento salire anche
l'eccitazione. Saperla vestita così... immaginare gli sguardi di lui quando si
troveranno per un drink... faccio appena in tempo a mettermi comodo sul divano
e abbassarmi i pantaloni per alleviare la tensione, diciamo cosi, che suona il
cellulare. E' Zelma!
"Ciao schiavo, volevo assicurarmi che Elena sia uscita, preparata secondo le
mie indicazioni..."
La rassicuro e le racconto ogni dettaglio dei preparativi. Poi, mi ammonisce:
"Adesso che sei in casa da solo, però, non osare toccarti! La tua donna non è
mica una prostituta, cui pensare per farti le seghe! Esigo il massimo rispetto!
Inoltre, da uno schiavo come te esigo disciplina e continenza, e da questo
momento in poi ho deciso che voglio controllare la tua attività sessuale, hai
capito?"
Rimango un momento stordito dalle sue parole, cercando di capire cosa
significano... e come contenere la mia erezione!
"Vai a prendere un quaderno, subito!"
"Si Zelma... lo cerco subito... un momento... ecco, ne ho trovato uno... ma
cosa devo fare?"
"Le domande le faccio io, schiavo! Da questo momento in poi, scrivi la data
quotidiana in un foglio, poi scrivi due voci: rapporti sessuali, e
masturbazioni. Di fianco devi scrivere il numero, ogni giorno. Per quanto
riguarda questa sera, quindi, segna pure due zeri"
Mi batte il cuore, obbedisco, e traccio faticosamente i due cerchietti...
"Ho fatto, Zelma, come dice lei..."
"Molto bene! Come puoi immaginare, questo significa che stasera non devi nè
toccarti, ne tantomeno pensare di fare sesso con Elena, quando tornerà a casa,
sono stata chiara?!"
"... (lungo silenzio) si, Zelma"
"Bene schiavo...ora continua pure i tuoi lavori domestici, ci tengo che la tua
donna trovi la vostra casa a puntino, quando rientra da una serata di
svago...buon lavoro" e riattacca, con una risata sardonica. Mio malgrado, mi
sforzo di ricompormi, e dedicarmi all'aspirapolvere.
Il tempo passa, e ora inizio a sentire una lieve ansia: il non sapere dov'è
Elena, con chi, e non poterle scrivere nemmeno un sms (eravamo d'accordo su
questo punto). Ma anche, devo confessarlo, non potermi sfogare masturbandomi.
Chi non ha provato, non potrà mai sapere quanto è inquietante e eccitante il
pensiero di sapere la propria donna, la propria compagna di vita, in compagnia
di un altro uomo, che avrà a sua disposizione per una serata intera. E se
fossero in un locale? se la vedesse qualche nostro conoscente, un amico... solo
ora mi assalgono questi pensieri... ma ancora una volta quello che provo è solo
una forte erezione nei pantaloni, da tenere a bada prima che sia troppo tardi.
Per fortuna, sento arrivare un'auto davanti a casa...anzi, due macchine. Mi
affaccio. Riconosco subito la nostra auto, da cui scende Elena. Dietro di lei,
ecco che vedo apparire, inaspettatamente, Zelma, la mia padrona! In auto con
lei, un'altra persona, un uomo, che rimane a bordo. Mi affretto ad aprire la
porta e ad accogliere le due donne.
Zelma perlustra subito la casa, per verificare se e come ho fatto le pulizie.
Trova tutto impeccabile, e si complimenta con me.
"Vedo che non hai perso tempo a farti seghe, schiavo, ha ha!" mi sbeffeggia...
il mio sguardo è in basso, ai suoi piedi. Poi, si rivolge a Elena, in attesa al
suo fianco, il viso stanco ma rilassato.
"Elena, vuoi dire al tuo uomo com'è andata la serata? ti sei divertita?"
"Si Zelma, devo dire che è stata una bellissima serata!"
"Ti va di mostrare i segni del tuo piacere?"
"Certo..." e cosi dicendo, la mia donna fa risalire la gonna, denudandosi il
basso ventre... il perizoma è sparito, il suo cespuglio emana un piacevole
odore di bosco, che ben conosco... le labbra del suo sesso sono umide e
arrossate, come di chi ha passato lunghi momenti di piacere. L'erezione nei
miei pantaloni è quasi dolorosa.
Zelma mi guarda con i suoi occhi di ghiaccio, intuisco subito che sta per dirmi
qualcosa di penetrante. Mi preparo, il cuore che inizia a battermi forte nel
petto.
"E sai di chi è il merito, se la tua donna si è divertita tanto?" comincio a
capire. Deglutisco. Zelma si avvicina alla finestra, scosta la tenda, indica
l'uomo a bordo della sua auto. "Ora, voglio che tu esca, che sali nella sua
macchina, e che lo ringrazi esplicitamente per aver fatto godere la tua donna
al posto tuo. Sono stata chiara?" Avvampo d'imbarazzo. So di non avere scelta.
"Si Zelma...subito..."
Mi devo fare davvero coraggio, i piedi pesanti come piombo, le gambe tremanti,
per aprire la porta, attraversare il viottolo che porta in strada, girare la
maniglia e salire dal lato passeggeri. Lui mi guarda con un sorriso
compiaciuto, ma rispettoso. Pur nell'oscurità, sono sicuro che si tratta
dell'uomo del primo incontro. Attende, sa che sono io quello che deve parlare
per primo. Mi sforzo di fare apparire la voce il meno tremolante possibile, ma
non è facile.
"Buonasera... hem..." gli stringo la mano, che mi porge cortesemente. Una mano
forte e salda. "Sono venuto per... per ringraziarla... ringraziarla per, si,
aver fatto godere la mia donna, averlo fatto al posto mio per tutta la
serata... grazie..."
Non so come, ma ci sono riuscito... e il nodo che sentivo alla stomaco si è
come un po' sciolto, dopo queste parole imbarazzanti, ma sincere. Mi sorride,
poi, gentilmente, mi risponde: "Si figuri, è stato un piacere... lei ha una
donna meravigliosa, se lo ricordi! Mi auguro che sia stato lei a insegnarle a
succhiare cosi bene, con così tanto impegno e dedizione nel soddisfare un
maschio... e poi mi fa piacere che si lasci afferrare per i capelli, quando la
si monta alla pecorina, ci sono donne che non lo amano, sa..." A dire il vero
neanche Elena lo ama, rifletto con stupore... almeno con me, a quanto pare...
"Certo, si vergogna un po' troppo a lasciarsi toccare per strada o nei locali,
ma ci lavoreremo su, vero?!" mi dice allegramente, battendomi la mano sulla
spalla. Sono impietrito. Mi congedo, e rientro in casa, dove Zelma mi accoglie
nel mio soggiorno.
"Bravo schiavetto! non è da tutti trovare il coraggio di andare a ringraziare
colui che ha soddisfatto sessualmente la propria donna. Chissà che domani non
ti dia il permesso di masturbarti, ti piacerebbe?!" Rimango zitto, fingendo di
ignorare la dolorosa erezione nei pantaloni. Anche la mia padrona deve
essersene accorta, ma non lo dà a vedere.
"Elena si è fatta una doccia ed è andata a dormire. Come ti ho detto prima, che
non ti passi per la testa di andare da lei e pretendere di fare l'amore... per
questa sera, credimi, ha già provato abbastanza piacere..." Chissà come, le
parole di Zelma riescono sempre a colpirmi nel cuore...
"L'unica cosa che ti concedo è di riassettare i suoi vestiti, che ha lasciato
laggiù, sulla poltrona... e dormire qui sul divano, per questa notte, così non
ti verranno strane tentazioni, dico bene?! hi hi..." Ridendo maliziosamente se
ne va e mi lascia solo nel soggiorno deserto e silenzioso. Sento la sua auto
che si allontana. Mi avvicino ai vestiti di Elena. Li annuso. oltre al suo,
individuo un profumo che non conosco, un profumo maschile. Sul reggiseno noto
alcune macchie che un uomo riconosce chiaramente: sono tracce di sperma
essicato. Ne trovo anche sulle calze. Apro la borsetta e, con fare forse un po'
spionistico, ne esamino il contenuto. Trovo subito un mucchietto di stoffa
nera: è il perizoma, tutto appallottolato, ancora un po' inumidito. Il profumo
degli umori della mia donna lo riconoscerei fra mille. E, vista l'intensità,
direi che il suo stato di eccitazione era davvero notevole... Apro il rossetto,
è stato usato. E' evidente che la la bocca della mia donna aveva bisogno di
rifarsi il trucco, dopo essersi prestata ai desideri del maschio. Apro la
scatolina dei profilattici, ne mancano due. Come sono stati usati, non mi è
dato di saperlo, ma purtroppo non mi è consentito nemmeno di fantasticarci su,
così ha ordinato la mia padrona Zelma, e io mi rassegno addormentandomi sul
divano. Ma, ugualmente, quella che provo è felicità.
Eros Ferrarese.