PADRE NOSTRO

un prete perverso e depravato, un piccolo paese, storie di trasgressioni.

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  1. Giò Dominante
     
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    PADRE NOSTRO di Giò Dominante
    Padre Francesco, un uomo di 50 anni dal fisico robusto e con uno sguardo penetrante dato dai suoi occhi verdissimi, era il parroco di un piccola cittadina sul mare di 7 mila abitanti, del sud Italia. Era li da qualche mese, dopo un’esperienza durata diversi anni in missione in Africa.
    Padre Francesco amava la sua tonaca, amava predicare ma soprattutto amava “amare” le situazioni più piccanti che gli capitavamo, avendo la possibilità di entrare nella mente e nei pensieri dei suoi parrocchiani.
    E ne aveva di possibilità: mogli, fidanzate, ragazze in erba, vedove, ma anche mariti e compagni trasgressivi in cerca di nuovi piaceri.
    La sue chiesa era ben frequentata ed anche le sue attività parrocchiali andavano bene.
    La parrocchia era composta dalla chiesa, da un edificio adiacente dove viveva coadiuvato da due assistenti. Due suore, una di quarant’anni circa, di nome Angelica, ed una novizia, Anna, di appena diciotto anni. Erano simpatiche e dedite alla loro missione parrocchiale ma delle volte il loro istinto femminile tornava a galla quando maliziosamente stuzzicavano il parroco, il quale non indifferente rimaneva turbato da tanta spregiudicatezza.
    Spesso quando mangiavamo le due suore, soprattutto suor Angelica, tornava sempre sull’argomento della castità e della differenza con altre religioni protestanti dove il prete poteva sposarsi ed avere una compagna, rimarcando il concetto che la chiesa si sarebbe dovuta adeguare alla modernità.
    Padre Francesco rimaneva affascinato ed intrigato da tali argomenti e dai toni di suor Angelica e avrebbe voluto confessarle che lui questo precetto l’aveva infranto tante e tante di quelle volte in Africa, tanto di averne perso il conto. Ma non poteva dirglielo certamente. E allora ascoltava immaginandosi la suora nella pose più sconce ed arrapanti.
    Quelle due suore lo facevano vivere in uno stato di perenne eccitazione e l’astinenza forzata di alcuni mesi si faceva sentire. Avrebbe dovuto porgli rimedio. Avrebbe dovuto possedere una donna al più presto. Non importava chi, gli importava di tornare ad assaporare il piacere dell’orgasmo. Il piacere del possesso.
    E allora un venerdì, giorno di confessioni pomeridiane, tenne l’attenzione altissima, cercando di capire con chi avrebbe potuto provarci senza avere problemi.
    Le confessioni erano il momento più bello ed eccitante per Padre Francesco, separati da una semplice grata, uomini e donne denunciavano e cercavano perdono per i loro peccati.
    Dopo un paio di donne anziane, che raffreddarono i suoi bollenti spiriti, il parroco aveva l’ultima parrocchiana da confessare. Senti la voce di una donna, oltre il divisorio, che sicuramente non superava i 40 anni. Cerco di sbirciare e riconobbe Lucia, la moglie del maestro delle elementari del paese. Una bella donna con un bel sene ed un fondo schiena da far girare la testa. Lei ed il maestro avevano una figlia di vent’anni bella come la mamma e molto peperina sia negli atteggiamenti che nel vestire. Ma era una figlia devota che frequentava la parrocchia facendo catechismo ai bambini.
    Padre Francesco pensava questo quando la donna iniziò a parlare sottovoce.
    Lucia: “padre…buongiorno…sono venuta a confessare i miei peccati…”
    Padre Francesco: “dimmi figliola, dimmi…”
    Lucia: “Padre non so come dirglielo…sono imbarazzata…”
    Padre Francesco: “non avere imbarazzo o paura…parla liberamente…siamo nella casa del Signore, qui rimangono i nostri segreti…e sono qui per ascoltarti e perdonare i tuoi peccati, ma ho bisogno che tu me li dica.”
    Lucia: “Padre…non sono stata una buona madre…ieri pomeriggio mia figlia era chiusa in camera con un suo amico dell’università a studiare ma sentivo uno strano silenzio nella stanza. Normalmente si sentono le loro voci, risate, discussioni. Allora presa dalla curiosità mi sono avvicinata alla porta ma non percependo rumore mi sono abbassata a guardare dalla toppa. Sono rimasta paralizzata, inebetita. Potevo sbirciare mia figlia inginocchiata in mezzo alle gambe dell’amico che faceva su e giù con testa. Lui era seduto sul letto e da quel poco che potevo vedere aveva gli occhi chiusi e lo sguardo inebriato. Ero confusa…spiazzata…non ci potevo credere. Sarei dovuto alzarmi andarmene o fare irruzione nella stanza ma sono rimasta li a gurdare a spiarli…ecco Padre…l’ho detto…”
    Padre Francesco: “ e dimmi figliola…come ti sentivi ? Cosa hai provato ? “
    Lucia: “ …ehm…ehm…mi sentivo il fuoco…il fuoco dentro. Tremavo, tremavo tutta…non volevo ma ero eccitata…”
    Padre Francesco che capì il momento di debolezza della donna e della sua fragilità in quel momento di confessione, affondò il colpo: “e cosa hai fatto ?”
    Lucia: “padre ho imbarazzo a dirglielo…”
    Padre Francesco: “non avere paura…dillo.”
    Lucia: “padre…padre…mi ritrovato con la mano li, sotto la gonna. Ero come presa da uno spirito maligno. Mi sono toccata spiandoli. Mi sono toccata guardandoli. Mi sono sentita sporca, ma mi piaceva, non ho saputo resistere. Era più forte di me. Ho raggiunto il piacere, come non avevo mai provato neanche con mio marito.”
    La donna mentre parlava iniziò a singhiozzare, quasi a piangere.
    Padre Francesco: “perché adesso piangi ? non devi vergognarti, hai solo dato libero sfogo al tuo istinto. Ti sei liberata. Bisogna peccare per andare in paradiso. E tu hai peccato.”
    Lucia: “ma non bisogna anche pentirsi ?”
    Padre Francesco: “e tu sei pentita ?”
    Lucia: “vuole sapere la verità ?”
    Padre Francesco: “Si…voglio sapere la verità.”
    Lucia: “…non sono pentita….mi è piaciuto…e se vuole sapere proprio tutto stanotte mi sono ancora toccata ed anche stamattina….e ancora adesso sono tutto un fuoco, non riesco a spegnermi. Sono sconvolta, ma non sono pentita. E come se quella scena di mia figlia mi avesse liberata di tutte le ipocrisie e di tutte le maschere di perbenismo che avevo indossata su me stessa. Padre…è difficile a capire…ma…
    Padre Francesco: “figliola…tutti e ripeto tutti noi abbiamo pulsioni e volontà nascoste dentro di noi. Tu è come se avessi acceso l’interruttore. E come se dentro di te adesso scorresse tanta energie elettrica e vorresti che questo flusso non finisse mai.”
    Lucia: “è vero…è vero padre è proprio così. Ma allora anche lei prova queste sensazioni ?”
    Padre Francesco: “tutti noi, te lo ripeto. C’è chi lo spegne subito e chi non lo spegne mai. Ma tutti noi proviamo queste pulsioni. E lo so è difficile reprimerle.”
    Lucia: “padre cosa devo fare ? come devo comportarmi ? mi dia un consiglio.”
    Padre Francesco: “ vedi figliola è difficile consigliarti quale sia la strada giusta. Qualcuno ti direbbe di pentirti qualcun altro ti direbbe di non sedare le tue pulsioni. Comunque aspetta che esco fuori”
    Padre Franscesco uscì dal confessionale e si avvicinò alla donna.
    Padre Francesco: “vieni alzati Lucia…seguimi…pregheremo insieme Nostro Signore.”
    E così dicendo l’accompagnò vicino all’ultimo banco e la fece inginocchiare.
    Padre Francesco: “prega Lucia…prega il Signore…”
    Il padre si allontanò un attimo e silenziosamente chiuse la porta della chiesa per non essere disturbato. Ritornò sui suoi passi e si posizionò alle spalle di Lucia inginocchiata. Abbasso la testa ed avvicino la sua bocca alle sue orecchie e bisbigliò.
    Padre Francesco: “Lucia…dimmi la verità, la pura verità davanti a Nostro Signore…sei pentita ?
    Lucia dopo un attimo di silenzio disse: “…No. Non sono pentita.”
    Padre Francesco: “Lucia vuoi continuare a peccare ? Dimmi la verità.”
    Lucia: “…si…. “(bisbigliando).
    Padre Francesco: “Lucia fammelo sentire ad alta voce…vuoi continuare a peccare e raggiungere ogni momento il piacere che ti fa star bene ?”
    Lucia: “Si ! Si padre…voglio continuare a peccare !”
    Padre Francesco come se avesse avuto il via la prese per i fianchi e la fece appoggiare a novanta gradi sul banco. Con una mano le abbassò la testa, quasi spingendola. Con l’altra le alzo la gonna, scoprendo il culo di Lucia avvolto in una mutanda bianca di pizzo.
    Lucia: “padre…padre…che sta facendo ? che sta facendo ?”
    Padre Francesco: “Lucia adesso espierai i tuoi peccati con me, insieme, adesso !”
    E così dicendo le abbassò le mutande, le accarezzo il culo. Si alzò la tonaca e liberò il suo cazzo durissimo. Se lo tocco per un attimo e lo posizionò in mezzo alle gambe di Lucia.
    Padre Francesco: “Lucia…Lucia lo senti ? Lo senti in mezzo alle gambe lo strumento della tua redenzione ?”
    Lucia: “Si…padreeee….siii….lo sentoooo….lo sentooooo….”
    Padre Francesco: “dimmelo…cosa vuoi che faccia….dimmelo…dimmelo !”
    Lucia: “….aahhhhh…lo usi….padre lo usi….padre mi redima…adesso…subito…non resisto…ahhhhh”
    Padre Francesco si posizionò meglio ed iniziò a spingere il cazzo nella fica di Lucia. Era bagnatissima. Un lago di umori. Caldissima. Iniziò a spingere, affondando dentro di lei. Spingeva e la stringeva. La stringeva e la fotteva.
    Lucia: “padreeeee….è meravigliosoooo….padreeee….è stupendoooo…ancoraaa….ancoraaaa…non voglio smettereee maiii….godoooo….godoooo….ahhhhhhhhh”
    Padre Francesco: “prendi Lucia…prendi il mio cazzoooo….ti sto assolvendo da ogni tuo peccatoooo….da oggi sei miaaa….hai capitooo ? sei miaaaa…..”
    Lucia: “siiiiiiii…..ahhhhh……godooo ancoraaa……siiii…..sarò sempre tuaaaaa….dammeloooo…siiiii….”
    Padre Francesco: “Lucia ti assolvooo dai peccatiiiiiiii…..e godo, godo dentro di te…..prendi il mio sperma nella tua fica….sentilo nel tuo uterooooooo….aahahahhhhahahah”
    Lucia: “padreeeee….aahhahaa….cosa faaaa……così mi mette incintaaaaaaaa…..ahhhhhhh u’ madonnaaaaaa…aahhahahhahah…mi sta sborrando dentrooooo….”
    Padre Francesco:” siiiiiii…..ti sborroooo dentro….solo con il mio sperma ti potrò assolvere dai peccatiiiiiii…”
    Fu un orgasmo bestiale, un orgasmo animale per entrambi. Appagante e blasfemo. L’avevano fatto nella chiesa, su di una banco dove la domenica si raccoglievano i fedeli. Padre Francesco le aveva sborrato tutto il suo seme dentro di lei. Si sentiva un Dio carnefice della propria preda. L’aveva posseduta, fatta sua. Era soddisfatto di quella soddisfazione che riempie gli aguzzini con la propria vittima.
    Ci fu un attimo di silenzio che durò un’eternità. Si sentivano solo il respiro affannnato.
    Padre Francesco si allontanò da Lucia e si rialzò aggiustandosi la tonaca. Anche Lucia si alzò e girandosi lo guardò per la prima volta fisso negli occhi. Aveva il viso stravolto, i capelli spettinati, rivoli di sudore scendere sulle guance. Si avvicinò al suo volto. Lo guardò ancora. Le mise una mano sul viso. Accarezzo il prete.
    Lucia: “padre…padre…potrebbe avermi messo incinta…non doveva venirmi dentro…e adesso come farò ?”
    Padre Francesco senza esitare un attimo aveva bella e pronta la risposta :”...vai dal tuo dottore e fatti prescrivere la pillola del giorno dopo, così non avrai nulla da temere.”
    Lucia:”…si lo farò è l’unica cosa che posso fare…”
    Padre Francesco la cinse a se e la bacio penetrandola con tutta la lingua nella sua bocca. Fu un bacio profondo, profondissimo.
    Padre Francesco: “…ora vai…”
    Lucia: “si…vado…è meglio…”
    Padre Francesco: “ti aspetto domani…”
    Lucia lo guardò sorrise, abbassò lo sguardo e si allontanò. Il prete rimase a guardarla poi girandosi verso l’altare si fece il segno della croce, sorrise e si avviò verso la sagrestia non accorgendosi dello sguardo furtivo di Suor Angelica che l’aveva spiato per tutto quel tempo da dietro una porticina laterale all’altare.
    E’ sera e nella cucina della parrocchia sono riuniti intorno al tavolo per cenare Padre Francesco, Suor Angelica e Suor Anna. Il prete è soddisfatto della giornata: dopo aver fatto sua Lucia nel pomeriggio, già pregusta la giornata seguente quando vedrà di nuovo la moglie del maestro. Ma il suo pensiero va anche alla figlia di Lucia, Bianca, un bel bocconcino giovane dalle forme prosperose e piena di energia.
    Suor Angelica:” Padre Francesco ?...Padre…la vedo pensieroso è successo qualcosa ?”
    Padre Francesco: “No, …no suor Angelica…ero sovrappensiero.”
    Suor Angelica:” E’ andata bene la giornata ?” (sorridendo)
    Padre Francesco: “Si…si…molto bene”
    Suor Angelica:”…perché passando nella navata ho visto diverse donne in attesa della confessione” (ancora sorridendo maliziosamente)
    A queste parole il prete guardando la suora notò il suo sorrisetto e allora rispose per le rime.
    Padre Francesco: “…le donne hanno sempre tanti peccati da confessare…”
    Suor Angelica:”…perché vuoi uomini no ? secondo me avete più peccati da confessare voi che noi…non credi anche tu suor Anna ?”
    Suor Anna alzando la testa dal piatto: “…bhe…io…mmhm…non saprei…sono piccola…non ho molto esperienza, non saprei proprio.”
    Padre Francesco: “…comunque donne o uomini che siano siamo qui per espiare i loro peccati.”
    Suor Angelica:”…eh si…espiare i peccati…tanti peccati!”
    Padre Francesco continuò a guardare la suora non capendo le sue battute, ma poi una battuta gli fece sospettare qualcosa.
    Suor Angelica:”…a proposito di peccati e donne…ho visto che la signora Lucia, la moglie del maestro aveva tanti peccati da confessare…dal tempo che ci ha messo per espiarli…eheheheh.”
    Padre Francesco: “adesso basta Suor Angelica…lasci stare le mie parrocchiane…ed io mi posso prendere tutto il tempo che voglio per confessarle.”
    Suor Angelica sottovoce, quasi bisbigliando: “l’ho visto come impiega il suo tempo”
    Padre Francesco: “cos’ha detto ? non capito…”
    Suor Angelica:” nulla…nulla…parlavo tra me e me.”
    Il parroco capì che la suora sapeva qualcosa, ma fu anche attratto dal quel suo giocare con lui, con frasi piene di allusioni. E mentre mangiava, ogni tanto, alzava la testa a guardarla. Ed anche la suora incrociava il suo sguardo.
    Finita la cena il parroco recitò un paio di preghiere e si accomiatò avviandosi verso la sua camera.
    Era passata circa un ora dalla cena quando il prete, che era seduto alla scrivania preparando l’omelia della domenica, sentì bussare alla porta della propria stanza.
    Padre Francesco: “ Aventi…”
    Dalla porta si affacciò suor Angelica.
    Suor Angelica:” padre mi scusi se la disturbo ma volevo scusarmi per prima, a cena, forse sto stata impudente…”
    Il parroco la guardò negli occhi e dopo un attimo gli fece cenno con la mano di entrare. La suora rimase in piedi a pochi metri da lui. I due si guardavano senza dire una parola. La visita inattesa però mise strane idee nella testa di padre Francesco.
    Padre Francesco: “cara sorella lei ha sempre la lingua lunga. Sempre a sparlare, a giudicare, dovrebbe tacere di più.
    Suor Angelica:” padre ha ragione. Le prometto che da oggi in poi starò più attenta con la mia lingua.”
    Padre Francesco: “ora per penitenza rimanga qui, in piedi, in silenzio, senza dire una parola, mentre lavoro.”
    E così dicendo il prete rimise gli occhi sugli appunti e riprese a lavorare.
    Passarono alcuni minuti e nel silenzio più totale la suora continuava imperterrita a stare in piedi guardando il prete, mentre l’uomo di chiesa ogni tanto alzava gli occhi a guardarla. Più i minuti passavano più nell’aria c’era una tensione strana nella stanza.
    Il prete ripose le carte in un contenitore e si giro a guardarla. La suora notò che aveva un sorrisetto malefico ed uno sguardo che le accaldava le membra.
    L’uomo pose la sua mano destra sotto la tonaca e guardando la donna iniziò a toccarsi il membro. La suora notò l’azione del prete. Ci mise un pò a capire quello che stava facendo e allora un calore fortissimo l’avvolse tutta. Si sentì ardere. Sentì la propria pelle fremere. Quella spudoratezza la turbava. Non credeva che quell’uomo potesse arrivare a tanto. Ma non era scandalizzata anzi, era attratta in un modo magnetico e non riusciva a staccare gli occhi da lui. Il prete continuava a fare su e giù con la mano sul proprio cazzo adesso in modo molto ma molto più evidente. Poi si alzò la tonaca e mostro il suo membro in tutta la sua potenza ed erezione. Levò la mano e lo lasciò così sotto gli occhi della suora.
    Suor Angelica sgranò gli occhi. Iniziò a sudare, il caldo la opprimeva. Non riusciva a proferire parola. Non riusciva a dire nulla. Era ferma, immobile, con i suoi occhi fissi su quel cazzo. La sua ragione le suggeriva di scappare, ma il suo istinto la bloccava li a pochi centimetri da quel membro che rappresentava al tempo stesso satana ed il paradiso. Il suo sconvolgimento fu scosso dalla voce del prete.
    Padre Francesco: “Spogliati !”
    Quella parola arrivò come un colpo di pistola diritto al cuore. Un lampo, una saetta, una scarica mortale. Quella parola arrivò a colpirla nell’anima, nel profondo. Suor Angelica iniziò sempre di più a tremare. Scossa da spasmi che gli arrivavano dal bassoventre.
    Padre Francesco: “Ho detto spogliati ! Ora !”
    Suor Angelica non poté nulla per opporsi alla parte dell’istinto che ebbe il sopravvento. Le sue mani iniziarono a muoversi da sole. Le sue mani la tradivano, iniziando a sbottonare pezzi di stoffa. Le sue mani donavano al prete la sua nudità. E dopo solo pochi attimi le sue vesta erano ai suoi piedi e lei era nuda al cospetto dell’uomo che adesso era in piedi a pochissimi centimetri dal suo corpo. La vicinanza del prete gli fece Abbassare lo sguardo e non poté non notare il suo bel seno con dei capezzoli durissimi, che quasi gli provocavano dolore.
    Padre Francesco: “Toccati !”
    Un’altra scossa. Un altro lampo. Un’altra saetta dritta al suo cuore, alla sua mente, alle sue viscere.
    Padre Francesco: “Ti ho detto: toccati !”
    Le mani della suora ormai agivano senza padrone. Rispondevano solo all’istinto più basso. All’istinto sessuale. All’istinto animalesco. Le mani iniziarono a toccare il collo, i seni, i capezzoli. Poi scesero alla pancia e lentamente come serpenti avvolgenti arrivarono al bassoventre. Si insinuarono fra le gambe. L’umidità dell’antro permisero facilmente di insinuarsi fra le labbra della fica. Varcarono quella porta bagnata dando brividi e scosse di piacere alla donna. Quelle mani ora insinuate nell’antro più oscuro del proprio corpo la facevano tremare, ansimare, godere. Si la facevano godere e godere ancora in un orgasmo senza fine. Barcollava, quasi cadeva, ma poi lampi di orgasmo la irrigidivano facendola barcollare ancora.
    Il prete scappellando il proprio cazzo sorrideva soddisfatto. Vederla godere in questo modo spudorato e osceno lo rendeva soddisfatto, orgoglioso, eccitato, dominante.
    Padre Francesco: “Sdraiati sul letto con le gambe aperte !”
    Altro lampo, altra scossa. La suora non fu più sola abbandonata dalle proprie mani ma anche dalle gambe che iniziarono a muoversi autonomamente facendola avvicinare al letto. Facendola distendere, facendola aprire oscenamente allo sguardo del prete. E rimase così, aperta, disponibile, conscia che quella posa depravatamente sconcia l’avrebbe offerta al proprio carnefice.
    Padre Francesco si avvicinò lentamente impugnando il cazzo. Si avvicinò tendendosi verso la suora ed iniziò a far scorrere la propria cappella sulle labbra della figa. Dal basso verso l’alto, fino a toccarle il buco del culo e poi risalire fin sulla pancia. Agiva lento con un movimento sincopato. Su e giù. Giù e su.
    La suora ormai era in preda a spasmi sempre più forti, sempre più intensi. Sentiva che in mezzo alle gambe la sua fica anelava quel cazzo durissimo. Ormai non era solo il suo istinto era anche la ragione a volerlo. Ormai il piacere si era impossessata totalmente di lei. Il cervello, il cuore, le membra desideravano quel cazzo, quel cazzo che l’avrebbe sprofondata negli abissi più profondi, dove non ci sarebbe stata più redenzione, non ci sarebbe stata più salvezza ma solo il peccato, il peccato più profondo, un peccato senza ritorno.
    Il prete senza esitare affondò dentro di lei con un colpo squassante, con una forza sovrumana. E mentre entrava dentro di lei la guardava negli occhi profondamente. La possedeva carnalmente ma anche cerebralmente. La possedeva dove mai nessuno era riuscito ad arrivare. La possedeva senza darsi un limite. La possedeva senza amore ma solo per il piacere della carne.
    La suora all’ultimo affondo svenne. Svenne per la forza immensa dell’orgasmo. Svenne per l’immensità dell’orgasmo. Svenne sotto i colpi potenti di quel cazzo che ormai aveva sostituito il proprio Dio al quale aveva donato i migliori anni della sua vita. Svenne nell’oblio totale della sua mente.

    Il sole stava sorgendo alle spalle di quelle montagne che sovrastavano quel piccolo paese sul mare del sud Italia. Erano quasi le sette del mattino. Padre Francesco dormiva steso sul letto, nella propria stanza della parrocchia. Le prime luci dell’alba iniziarono a filtrare dalle imposte di legno socchiuse nella camera. Il prete lentamente aprì gli occhi, infastidito dalla luce. Guardò verso l’orologio sul comodino e lentamente, scoprendosi dalla copertina semi-invernale che avvolgeva il suo corpo si alzò dal letto avviandosi in bagno. Davanti al lavabo guardò il suo volto riflesso sullo specchio. Si accarezzò la barba leggermente incolta e si fisso intensamente. E fissandosi una serie di immagini si accavallarono nella sua mente. Lucia a novanta gradi, prona sul banco della chiesa. suor Angelica nuda nella sua stanza. Ancora Lucia urlante mentre raggiungeva l’orgasmo. Ancora suor Angelica a gambe aperte sul suo letto. Seni, gambe, volti, orgasmi, urla, e ancora orgasmi. Un susseguirsi di immagini e voci che fecero apparire sulle labbra del prete, ancora davanti allo specchio, un ghigno sorridente. Un ghigno compiaciuto, compiaciuto delle sue gesta e del suo potere sulle donne.
    Dopo aver espletato a tutti i suoi bisogni fisiologici ed essersi vestito, uscendo dalla camera si avviò verso la cucina dove trovò suor Angelica, di spalle, intenta a preparare la colazione. Si avvicinò a lei silenziosamente, afferrandole i fianchi, ed abbracciandola alle spalle e affondò il suo viso nei capelli della suora.
    Padre Francesco: “Buongiorno.”
    Suor Angelica sobbalzò quasi impaurita ma non poté muoversi perché il prete la spingeva contro la cucina.
    Suor Angelica:” ah…ma padre…che fa…che sta facendo…la smetta…e se ci vedesse suor Anna…la prego…”
    Padre Francesco: “Le volevo sale dare il buongiorno. E poi se anche suor Anna ci vedesse imparerebbe qualcosa.”
    E così dicendo la fece girare di forza e la baciò affondando la sua lingua nella bocca di Angelica. La suora cercò di scostarsi ma quella bocca famelica l‘avvolse impedendogli qualsiasi reazione. Quella lingua dentro di se che cercava la profondità della bocca le diede un fremito interminabile, intenso, intimo e appagante, quasi un orgasmo. Ancora una volta era nelle fauci del satiro e non poteva o forse non voleva opporre nessuna resistenza.
    Poi il prete si stacco da lei e guardandola fissa negli occhi gli disse:
    “da oggi in poi ogni qualvolta verrai nella mia stanza dovrai spogliarti nuda, completamente nuda, anche quando farai i servizi.”
    Suor Angelica:” ma padre…”
    Padre Francesco: “ci siamo intesi ?”
    Suor Angelica:” ma…”
    Padre Francesco: “ci siamo capiti ? Dimmelo che hai capito !”
    Suor Angelica abbassò il capo e rispose di si, che aveva capito.
    Poi ignorando la suora presa la tazzina di caffè ne bevve il contenuto tutto di un fiato e si allontanò verso la canonica non degnando Angelica neanche di un saluto.
    La suora rimase in cucina vicino ai fornelli in silenzio, chiusa dentro se stessa a pensare. Una lacrima iniziò a scorrerle sul viso. Ma non provava dolore o sofferenza. No era una lacrima di amore verso quell’uomo che l’aveva circuita e fatta sua. Quella che scorreva sul viso era una lacrima di gioia e di felicità.
    Erano trascorse alcune ore e padre Francesco era nella sagrestia, intento a mettere a posto il guardaroba sacramentale quando senti dei tacchi calpestare il marmo della navata e avvicinarsi alla stanza. Girò la testa e vidi apparire Lucia. La donna indossava un soprabito blu corto e leggero, mentre sotto si intravedeva una gonna grigia a metà coscia.
    Lucia: “Buongiorno padre.”
    Padre Francesco: “buongiorno Lucia.”
    Lucia: “la sto disturbando ?”
    Padre Francesco: “entra…avvicinati, vuoi confessarti di nuovo ?”. Sorridendo alla donna.
    Lucia: “no padre…ehm…si…no ! non lo so…” E così dicendo, quasi di scatto, si avventò sul prete prendendolo per le mani.
    Lucia:” padre ! padre sono sconvolta ! stanotte non ho chiuso occhio, sono stata sveglia tutta la notte ! Pensavo a tutto quello che era successo fra di noi. Dopo che ci siamo visti sono andata dal medico, mi sono fatta prescrivere la pillola e poi sono andata in farmacia. La sera l’ho presa. Ora sono qui, non so che pensare, che fare…padre mi dica qualcosa, la prego !”
    La donna era un uragano di parole, senza freno.
    Padre Francesco con una serenità sconvolgente le rispose: “io invece ho dormito benissimo !”
    Il prete si allontanò bruscamente dalla donna e continuò come nulla fosse a mettere a posto le tonache.
    Lucia:”…padre ma che fa, non mi dice nulla ?”
    Il prete fece passare alcuni secondi e poi girandosi verso di lei.
    Padre Francesco: “si Lucia adesso ti dirò quello che devi fare ! …dammi le tue mutande !”
    Lucia: “padre…ma…”
    Padre Francesco: “ti ho detto dammi le tue mutande !”
    La donna abbassò lo sguardo. Dentro di lei una turbinio di sensazioni, di emozioni contrastanti. Poi mise le mani sotto la gonna ed inizio a sfilarsi la piccola mutandine che avvolgeva il suo bassoventre. La sfilò dalle gambe e tremando le porse al prete rimanendo in silenzio.
    Padre Francesco allungò una mano, prese le mutandine prima le guardò attentamente poi le portò al naso iniziando ad aspirare il suo odore.
    Padre Francesco: “Bene. Vedo che sono bagnate. Bene. Ora levati il soprabito, alzati la gonna, siediti sul quella sedia e apri le gambe. E rimani così, senza muoverti e senza dire una parola.
    Lucia obbedì al prete come un’automa e si mise a sedere su di una sedie di fronte all’uomo, senza prima essersi tirata su la gonna. Sapeva che da quella posizione il prete poteva guardare e vedere in mezzo alle sue gambe. Poteva scrutare la sua fica aperta e piena di umori.
    Padre Francesco: “vedo che hai molti peli fra le gambe. Dovrai rasarteli. Odio avere a che fare con fighe pelose, a me piacciono depilate.”
    Lucia non rispose, non disse nulla. Ma sentiva la sua figa bagnarsi sempre di più.
    Padre Francesco: “ Adesso te ne vai. Devi andare dalla tua estetista. Fatti a fare depilare e poi quando sarai pronta verrai da me. Ma questa volta non indosserai mutandine. Da oggi in poi ti ordino di non indossare più mutandine.”
    Dicendo queste parole il prete si avvicinò alla donna, abbassandosi per guardarla negli occhi.
    Padre Francesco: “hai capito ?”
    E mettendogli il dito sotto il mento: “hai capito ?!”
    Lucia: “Si ho capito.”
    Padre Francesco: “poi c’è un’altra cosa che devi fare. E non potrai dirmi di no assolutamente. Quando la prossima volta tua figlia si apparterà con l’amico nella sua stanza dovrai chiamarmi sul telefonino immediatamente.”
    Lucia: “ma padre…cosa vuole fare ?”
    Padre Francesco: “So io cosa fare. Ho l’obbligo per la tonaca che indosso di redimere i peccati di tua figlia, ed anche quello del suo amichetto.” (ridendo a crepapelle)
    Lucia: “…padre…padre non me lo faccia fare, la prego…la scongiuro…”
    Padre Francesco: “Zitta ! Zitta ! Tu farai tutto, ma proprio tutto quello che ti dico !”
    Poi sempre guardandola negli occhi alzandosi la tonaca e liberando il suo cazzo dai pantaloni iniziò a strusciarlo sul viso della donna.
    Padre Francesco: “prendilo in bocca ! …prendilo in bocca…!
    La donna aprì la bocca sentì il prete spingere il cazzo fino a toccarle la gola. Era diventato duro, durissimo ed ora la riempiva tutta, facendola quasi affogare. Le vennero conati di vomito. Ma resistette. Lo fece uscire un po’ ed iniziò a pompare a bocca spalancata. Il prete la teneva per i capelli, la costringeva ad ingoiarlo tutto. La donna ormai bagnatissima mise una sua mano sulla sua figa ed iniziò a masturbarsi cercando un orgasmo che la sconquassasse. Il prete pompava e lei con la sua mano si dava piacere. Il prete all’improvviso iniziò a recitare il Padre Nostro.
    Padre Francesco: “Padre Nostro che sei nei cieli…”
    Arrivò per entrambi l’orgasmo, quasi simultaneo. Il prete esplose nella bocca della donna una quantità infinita di sperma. La donna squirtò umori come una lava calda esplosa da un cratere. Una bomba nucleare di orgasmi. Un’esplosione per entrambi. E dopo, dopo solo quiete e silenzio nella sacrestia.

    Era passato un giorno da quando padre Francesco aveva visto per l’ultima volta Lucia. Era un Sabato pomeriggio e il parroco era disteso sul suo letto a sfogliare un giornale quando ricevette un sms. Era proprio Lucia e scriveva: “padre venga a casa mia”. Il prete digitò sui tasti del telefonino il seguente messaggio: “ma sei sola ?”, ed inviò. Pochi secondi ricevette la risposta: “mio marito è in gita con la classe e tornerà domani, in casa ci sono io, mia figlia ed il suo amichetto.” Padre Francesco lesse l’ultimo messaggio con grande ma grande soddisfazione. La donna si stava dimostrando sottomessa ed ubbidiente ai suoi voleri. In men che non sica scese le scale, uscì dalla parrocchia inforcando la bicicletta. Non c’era molta gente in giro. Il sole iniziava a farsi sentire in quella stagione primaverile. Dopo alcuni minuti a pedalare il parroco arrivò a casa di Lucia, una villetta circondata da un bel giardino di limoni ed arance, in una piccola traversa laterale di una strada in discesa che portava al mare. Trovò il portoncino aperto ed entrò. Pose la biciletta appoggiata ad un albero e si avviò in casa. La porta era socchiusa. Si affacciò sperando di trovare Lucia ad aspettarlo, ma non c’era nessuno. La casa era avvolta nel silenzio L’uomo girò a guardarsi intorno poi avendo notato l’assenza di camere a piano terra iniziò a salire le scale lentamente. Arrivato al piano noto, nella penombra, la figura di Lucia appoggiata al muro intenta a guardare attraverso una porta semi aperta. Il prete si avvicinò alle sue spalle e la cinse a se. Lucia sobbalzò, ma non più di tanto, attendeva quella presenza. Il prete appoggiò la testa sulla spalla della donna e affiancandola guardò oltre la porta. La scena che vide fu molto ma molto eccitante. I due ragazzi erano nudi nella posizione del sessantanove e si leccavano a vicenda, ansimando ed ogni tanto emettendo qualche parola di piacere. La figlia di Lucia vista di spalle, nuda, sembrava ancora più piccola dei suoi diciotto anni. Aveva un culo ed una figa quasi adolescenziale. Il ragazzino avevo un cazzo di notevole dimensioni bello duro. L’uomo a quella vista ci eccitò subito ed appoggio il suo cazzo al fondoschiena della donna, sua complice nello spiare e guardare i due ragazzi. Iniziò a strusciarsi sul culo di Lucia che rispondeva tendendosi verso di lui. Lo strusciamento provocò nei due un’eccitazione focosa. La donna alzò la vestaglia che indossava e permise al prete di infilare il suo cazzo fra le gambe. Lo voleva dentro, subito. Voleva che il parroco la possedesse. Ormai quell’uomo poteva tutto su di lei e gli scatenava una libidine senza fine. La donna era eccitata sia dalla presenza del cazzo fra le sue gambe ma anche dalla scena alla quale stava assistendo. Era un turbinio di emozioni. In quel momento non gli fregava quello che sarebbe successo. Non gli fregava nulla voleva godere e liberare tutta la sua libidine depravata che per anni aveva tenuto imbrigliata.
    Il prete si fece spazio fra le gambe ed infilò il cazzo nella figa di Lucia iniziandola a pompare. Poi gli disse bisbigliando: “questi due ragazzi hanno bisogno di una punizione, devono pentirsi dei peccati che stanno commettendo…ahhhh…”
    Lucia a bassa voce: “si padre…puniscili…punisci anche me…puniscici insieme…ahahah…umhhh…dacci la penitenza…dacci l’assoluzione dei peccati…aahhaha….”
    Padre Francesco: …siiii…vi punirò tutti…e a tutti darò la penitenza e l’assoluzione…ahaha…adesso fermiamoci che è giunta l’ora di entrare nella stanza…”
    Lucia: “noooo…nooo padre…dammelo ancora…dammelo dentro…lo voglioooo…”
    Padre Francesco: “…fermati…fermaciamoci.!”
    E così dicendo estrasse il cazzo e fulmineamente si ricompose. Afferrò la maniglia e spalancò la porta.
    Padre Francesco: “Ragazzi che state facendo ?”
    I due ragazzi al rumore della porta spalancata si destarono subito, rimendo comunque uno sopra l’altro.
    Roberta (la figlia di Lucia): “ma che cazz….Padre…padre ma che ci fa qui in casa mia ?”
    Allora i due ragazzi scavallarono cercando di coprirsi alla men peggiò, ma l’uomo li fermò.
    Padre Francesco: “ferma ragazzi…fermatevi…rimanete così ! Dovrete offrire la vostra nudità alla redenzione dal peccato !”
    Danilo (l’amico di Roberta): “ma che cazzo dite padre ? …rifateci vestire e vi prego uscite dalla stanza.”
    Il ragazzo mentre diceva queste parole quasi si scagliò contro il prete ma lui volto più veloce lo afferrò girandolo per le spalle e bloccandolo.
    Padre Francesco: “fermo ragazzo !”
    Danilo: “ma che cazzo fai ? levami le mani da dosso, lasciami !”
    Padre Francesco sempre bloccando il ragazzo si girò verso Lucia che era sulla soglia della porta immobile
    Padre Francesco: “prendi quel cordone della tenda e passamelo !”
    Lucia come un’automa entrò nella stanza si avvicinò alla finestra prendendo il cordone e lo porse al prete.
    Roberta: “ma mamma ? pure tu…che cazzo fai…lasciatelo stare, lasciatelo !”
    Il prete velocemente strinse il cordone intorno alle mani del ragazzo e gli lego le mani dietro la schiena, buttandolo poi sul letto. Poi con una calma invidiabile, vista la situazione, si avvicinò alla ragazza ancora nuda.
    Padre Francesco: “cara Roberta ti sembra giusto quello che hai fatto ? ti sembra giusto peccare così ? tu che fai catechismo ai ragazzi ? tu che porgi la parola di Dio ?”
    Roberta: “ma padre…che c’entra questo…non c’entra nulla !”
    Padre Francesco: “non c’entra nulla ? adesso ti siederai sulle mie ginocchia e pregherai insieme a me.”
    Roberta: “non voglio…non voglio !”
    Danilo: “lasciala stare…e poi liberami che ti faccio vedere io !
    Mentre Roberta parlava non si accorse che la mamma era vicinissima a lei ed allungando una mano gli mollò uno schiaffo in faccia.
    Lucia: “Roberta ! Zitta, fai quello che dice Padre Francesco ! Ubbidisci !”
    Roberta guardò la madre esterrefatta e abbassando gli occhi si andò a sedere sulle ginocchia del prete. L’uomo alzò una mano accarezzandogli il viso.
    Padre Francesco: “lo vedi Roberta che sei brava e sai ubbidire ? Ora, insieme a me, reciterai due Ave Maria se no sarò costretto a punire severamente il tuo amichetto !”
    Roberta iniziò a recitare l’Ave Maria davanti alla madre ed al suo amico ancora bloccato e legato sul letto. Sia lei che Danilo erano nudi e questa situazione le pareva veramente surreale. E mentre pensava questo e mentre recitava la preghiera sentì la mano del parroco scendere dal collo alla schiena, fin giù all’attaccatura del culo. Sentì un brivido. Era già bagnata ed eccitata prima che fosse interrotto nell’intimità della sua camera, ma quella mano adulta aveva qualcosa di intrigante ed eccitante. Continuava a pregare ma continuava anche a sentire la mano che scendeva sempre più giù. Sposto il culo quasi a cercare quella mano. E quella mano finì per insinuarsi fra le gambe iniziandola a massaggiare lievemente sulle labbra della figa. La madre notò l’azione dell’uomo perché li aveva di profilo ma la sua attenzione era per il giovane sul letto. Aveva notato il bel cazzo ed in quel momento lo bramava, avrebbe voluto farlo suo. Roberta d’altro canto iniziò a strusciarsi lei su quella mano, cercando sempre di più il contatto, cercando sempre di più il piacere. Giro il suo volto verso quello del prete e lo guardò negli occhi. Vide in quegli occhi neri il fuoco della passione, vide quasi una luce rosso fuoco accendersi. Non resistette ed appoggio le sue labbra sulle sue. Aspettò che aprisse la bocca ed insinuò la sua lingua scavando nel profondo. Danilo vide la scena e rimase silenziosamente annichilito. Non riuscì a proferire parola, vide Roberta baciare il prete e ne rimase sconvolto ed affascinato. In quella stanza regnava un silenzio elettrizzante. Il prete inizio ad affondare le dita nella figa di Roberta mentre la baciava appassionatamente. Danilo si ritrovò con il cazzo durissimo e non sapeva spiegarsi il perché. Lucia vide il ragazzo eccitarsi e non riuscendo più a trattenersi si spogliò ed in un baleno si scagliò sul ragazzo ospitando nella sua bocca il suo cazzo durissimo. In pochi secondi quella stanza divenne una serie di corpi aggrovigliati, di urla e di gemiti. Roberta s’impalò sul cazzo del prete facendosi letteralmente sfondare, mentre Lucia, liberate dalla corda le mani del ragazzo, si fece prendere a pecorina. Urla, gemiti, orgasmi, un susseguirsi senza tregua. Una visione orgiastica e vicendevole che fece esplodere i quattro in un orgasmo senza fine.

    I corpi di Padre Francesco, di Lucia, di Roberta e di Danilo giacevano sfiniti, chi sul letto chi per terra, nella stanza medita di sudori. Era stato per tutti e quattro un esplosione di orgasmi a ripetizione. Le membra si erano aggrovigliate dando vita a scena degne di Sodoma e Gomorra. Il prete aveva preso ripetutamente Roberta venendogli in fica, nel culo, nella bocca. Lucia si era fatta sborrare dentro l’utero dal giovane ragazzo più di una volta, fregandosene delle conseguenze di quei gesti ripetuti. Erano spossati, sfiniti ma appagati di tanto piacere e di tanta lussuria sprigionata in quella stanza.
    La giovane Roberta abbracciava come un’innamorata il parroco, dandogli piccoli bacetti sul viso e accarezzando il corpo maturo sulla pancia. La madre Lucia, invece, giaceva a corpo morto su Danilo assaporando ancora dentro di se gli orgasmi ripetuti degli ultimi minuti.
    Erano passate appena due ore, ma sembravano un’eternità in quella stanza. Il tempo si era fermato, sospeso. Le urla, le grida di godimento erano state sostituite prima da sospiri e poi dal silenzio.
    Padre Francesco guardò la ragazza abbracciata al suo corpo, poi guardò Lucia sul corpo di Danilo. In quel momento gli vennero in mente tanti pensieri, ma soprattutto, fece spazio nella sua mente la soddisfazione di aver traviato una madre ed una figlia, ed anche il suo ragazzo. Sorrise con piacere e soddisfazione al pensiero della sua mente depravata. Sorrise con soddisfazione alla sua capacità di sottomettere le persone abusando del suo ruolo.
    Poi i suoi pensieri furono distolti dalla mano di Roberta che cercava di rianimare il suo cazzo, ma le scostò la mano.
    Padre Francesco: “ora basta, si è fatto tardi. Devo andare, ma ne avremo di tempo.”
    Roberta: “rimani un altro po’ vicino a me, ti prego.”
    Padre Francesco: “no…devo andare, devo dire messa, e anzi fareste bene a venirci tutti e tre dovreste chiedere perdono a Dio di tutti i vostri peccati !”
    Bacio la ragazza e si alzò, nudo, imponente, dominante. Raccolse le sue vesti, indossò la tonaca e lasciò quella stanza, guardando per l’ultima volta quei tre corpi nudi.
    Uscì dalla casa ed inforcando la bicicletta si avviò verso la canonica.
    Arrivò che mancava circa un’ora alla messa della sera, avrebbe voluto andare in camera sua a farsi una doccia. Ma l’odore del sesso su di se lo inebriava, lo faceva stare bene, e allora rinunciò e si avviò direttamente nella sacrestia. Li trovò suor Angelica intenta a preparare i paramenti della messa. Si salutarono ed il prete si avvicino alla suora dandole un bacio sul collo, non prima di avergli scostato i capelli.
    Suor Angelica: “ma padre…”
    Padre Francesco: “ma come non sei contenta del mio bacio ?”
    Suor Angelica: “…si….”
    Padre Francesco: “bene.”
    Suor Angelica: “…ma se entrasse qualcuno ?”
    E il parroco ancora baciandola sul collo. “Chi vuoi che entra e poi che sto facendo di male sto solo trasmettendo un po’ di amore ad una pecorella bisognosa…ahhaahha…”
    Sempre alle sue spalle padre Francesco la cinse a se e poi infilò una mano sotto la tonaca della suora e con sua enorme soddisfazione la trovò senza mutande e potè anche constare la sua eccitazione.
    Suor Angelica: “…padre…padre…umm…mmm…”
    Padre Francesco: “bene, mi fa piacere che sei bagnata, devi stare sempre così: pronta. Devi essere sempre a mia disposizione, sempre !”
    Suor Angelica: “…si…mmm…ahhh….si padre.”
    Il prete tolse la mano e portandosela al naso aspirò gli odori della suora, poi la fece girare e la baciò rovistando con la sua lingua nella bocca della donna.
    Padre Francesco: “Ora fammi preparare, vai in chiesa a preparare l’altare.”
    Suor Angelica: “…si.”
    La suora si avviò fuori della sacrestia ed l’uomo iniziò a raccogliere dei foglietti sulla ripiano dell’armadio. Ma mentre faceva questo si sentì chiamare da una voce femminile dietro di se.
    Signora:” padre…posso entrare ? la disturbo ?”
    Il parroco si girò e riconobbe la signora Rosalba, una donna di circa sessantacinque anni, sempre ben vestita e ancora, nonostante l’età, con un corpo piacente.
    Padre Francesco: “prego Rosalba…”
    Rosalba: “padre le dovrei parlare…”
    Padre Francesco: “ora ? sono un po’ indaffarato, devo prepararmi per la messa, ma dimmi lo stesso, io nel frattempo continuo…”
    La donna si avvicinò al parroco ed iniziò a parlare.
    Rosalba: “padre e per via di mio marito…sono preoccupata…”
    Padre Francesco: “che cosa c’è ? sta male ?”
    Rosalba: “no…nooo…anzi…sta troppo bene.”
    Padre Francesco: “e allora ? perché ti preoccupa ?”
    Rosalba: “padre vede…non so come dirglielo…è una cosa un po’ imbarazzante…”
    Padre Francesco: “e cosa sarà mai ? e poi cara Rosalba noi siamo adulti e vaccinati cosa potrebbe scandalizzarci ?”. Fermandosi, avvicinandosi e guardandola negli occhi.
    Rosalba: “mio marito…si, lui…è sempre su di giri…alla sua età…vorrebbe sempre fare una cosa…ha capito ?”
    Padre Francesco facendo finta di no aver capito.
    Padre Francesco: “Rosalba sii più esplicita…che significa è sempre su di giri ?”
    Rosalba: “padre…è infoiato, sembra assatanato, vuol sempre fare l’amore con me. Ecco l’ho detto. Mi abbraccia, si struscia. In ogni occasione. Quando sono a letto, in cucina, a stirare, in bagno. Non è che a me dispiaccia, sono sempre una donna. Anzi mi fa piacere, e anche molto ma adesso ma se ne uscito con una serie di richiesta assurde, è impazzito.”
    Padre Francesco: “be allora vuol dire che gode di ottima salute “. Sorridendo
    Padre Francesco: “e dimmi un po’ quali sono queste richieste ?”
    Rosalba: “…mmm…allora prima ma ha chiesto se mi piacerebbe fare l’amore con un altro uomo che non sia lui…e poi sa cosa mi ha chiesto ? “
    Padre Francesco: “cosa ?”
    Rosalba: “mi ha chiesto di andare insieme a lui a quella spiaggetta dove vanno i nudisti, quella che a qualche chilometro dal nostro paese, sulla provinciale, la conosce ?”
    Padre Francesco: “…si ne ho sentito parlare…”
    Rosalba: “ma secondo lei posso mai assecondare queste sue richieste ? padre…padre…mi dica, che devo fare ?”
    Padre Francesco: “ …Rosalba devi avere pazienza, forse gli passerà, forse è un momento.”
    Rosalba:” padre ma io ho paura. Ho paura che se non l’accontento poi lui se ne va a puttane o si trova un’altra donna !”
    Padre Francesco: “ …e allora cosa vorresti fare ? Perché sei venuta da me ? cosa vuoi sapere ?
    Rosalba:” padre io vorrei sapere: se lo faccio poi andrò all’inferno ? Potrò mai essere assolta per i mie peccati ?”
    Il padre sorrise e si avvicinò alla donna e guardandola intensamente negli occhi gli disse.
    Padre Francesco: “cara Rosalba…se lo vuoi fare fallo…poi verrai da me ed io ti assolverò dai tuoi peccati perché lo avrai fatto per mantenere salvo il tuo matrimonio, va bene ?”
    Rosalba:” oh padre…non sa che sollievo che mi sta dando. Padre lo farò solo per lui, lo farò solo per salvare il nostro matrimonio. Grazie, grazie…grazie padre.” E così dicendo si abbassò per baciargli la mano.
    Padre Francesco: “ora vai…devo prepararmi alla messa, tante pecorelle smarrite hanno bisogno di me. Vai, però fammi sapere come è andata…”
    Rosalba:” si padre…grazie ancora…le farò sapere…tutto…grazie.”
    La donna tutta contenta si girò e se ne andò. Il prete rimase a guardarla andare e via e non poté fare a meno di guardarle il culo. Poi sorridendo e già pregustando nuove avventure indossò i paramenti e guardando l’orologio si accorse che ormai era ora della messa. Si fece il segno della croce e si avviò nella chiesa.
    Entrando fu felice di notare che c’erano una ventina di persone, per lo più donne ma soprattutto in prima fila c’erano Lucia e la figlia. Erano sedute Roberta verso l’interno del corridoio centrale e la madre affianco a lei. Davanti c’erano solo loro, poi nei banchi più indietro c’erano le altre persone. Roberta indossava una maglietta e una gonna corta, mentre la madre un jeans ed una camicetta rossa. Il parroco iniziò a dire messa ma sentiva gli occhi delle due donne su di se. Ma soprattutto la ragazza lo guardava, lo scrutava, gli sorrideva maliziosa. Quando fu il momento della predica, come faceva di solito scese dall’altare ed iniziò a spostarsi nella prime file per essere più vicino ai suoi fedeli. Parlando si accorse che Roberta aveva fatto risalire la gonna facendo si che il prete potesse guardarla in mezzo alle gambe. Non indossava mutandine e la figa apparve all’uomo in tutta la sua bellezza. L’uomo imperterrito continuò la sua predica ma ogni tanto si spostava per guardarla li, in mezzo alle gambe. Roberta sempre più sfacciata ora si era messa una mano fra la gonna e le gambe e passava un dito sulla fighetta. Al prete quella situazione gli causò un’eccitazione smisurata e solo grazie alla tonaca ed ai paramenti nessuno si accorse di come aveva il suo cazzo durissimo.
    Finì la predica ed in men che non si dica arrivò al momento della comunione. Prese l’occorrente e si mise predisposto per la dispensa delle ostie e quando la fila fu composta vide che la madre e la figlia si misero in fondo alle persone, in attesa del proprio turno.
    Dopo alcune persone Lucia fu innanzi al prete e guardandolo fissa negli occhi apri la bocca e ricevette l’ostia. Poi quando fu il turno di Roberta, vide la ragazza aprire la bocca e allungare una lingua famelica, che faceva andare su e giù. Il prete porse l’ostia appoggiandola sulla lingua. Lei la fece rimanere li qualche istante poi con la lingua la buttò giù ricacciando subito la lingua fuori guardando l’uomo negli occhi. Guardandolo così intensamente che padre Francesco ebbè un fremito, una scossa improvvisa. Tutto durò pochi attimi ma fu molto intenso per entrambi.
    Finita la messa tutte le persone si avviarono all’uscita ed il parroco tornò nella sacrestia. Passarono solo alcuni secondi e si sentì abbrancare da dietro. Due mani giovani e femminili gli apparvero sulla pancia. Le toccò, le accarezzò. Capì subito che appartenevano a Roberta, ed a chi se no ?
    Roberta: “ti voglio ! ora ! prendimi !
    Il prete si girò su se stesso. Fu un attimo. La cinse a se, la scaraventò letteralmente vicino alla scrivania, gli alzò la gonna mettendola a novanta gradi e dopo aver liberato il suo uccello la impalò violentemente.
    Padre Francesco: “siiii…prendi…prendi tutto il mio cazzo…”
    Roberta:” siiii…ahhhhh….siiiii…mmm….tutto dentro…più in sfondo….ahhhaa…sfondami…fammi godere…sto impazzendo…non riesco a non pensarti….”
    Padre Francesco:” siiiii….troia….piccola troietta….prendilo fino a dentro….ti faccio impazzire…ti faccio godereee….”
    Roberta: “siii…mmm…godo…godooo….ahhhhh…è durissimo….vaiii….vaiii….sfondami…fammi impazzireee…godoo…godooooo !!!”
    Padre Francesco: “eccooo…prendilo tuttooo….vengo anche ioooo…ti vengo dentrooo…ti inondooo…ahhh !”
    L’amplesso durò pochissimo, ma fu intenso, intensissimo e ancora una volta raggiunsero la vetta del piacere.


    Suor Anna, la più giovane delle suore che coadiuvava Padre Francesco nella conduzione della parrocchia, era in cucina preparando il pranzo per la sera. Era sola ed era turbata, di un turbamento che non riusciva a spiegarsi. In quella chiesa, in quelle mura, fra quelle stanze c’era un non so che di elettrico. Il parroco la turbava con quei suoi sguardi penetranti. Si era accorta qualche ora prima che Suor Angelica stava rimettendo a posto la stanza del prete completamente nuda. L’aveva spiata dal buco della serratura, non potendo frenare la sua curiosità giovanile. Era rimasta scossa e turbata. Si era fatta tante domande e tante risposte gli erano venute in mente. Aveva notato anche che a cena i duetti fra Suor Angelica ed il prete erano spesso piene di battute maliziose. Aveva notato nei loro sguardi della complicità che non sapeva spiegarsi. Però tutto questo non la infastidiva anzi spesso un calore strano avvolgeva il suo corpo. Il turbamento le dava un piacere mai provato. Capiva che la parte femminile tendeva a voler uscire, a liberarsi nel suo corpo. Non era un giovane inesperta. A quattordici anni, qualche mese prima di essere folgorata dalla fede, aveva conosciuto un ragazzo più grande di lei, con il quale aveva iniziato a scoprire i piaceri del sesso. Era ancora vergine ma tutte le altre cose le aveva fatte, assaporate e ne aveva tratto piacere. E dopo anni quei piaceri, quelle sensazioni riaffioravano. E mentre pensava questo si ritrovò ad accarezzare una carota che stava sbucciando. L’accarezzava come fosse un membro maschile. L’avviluppava, le strusciava il dorso della mano sulla consistenza durissima. Si ritrovò ad osservare la carota, l’afferrò e la porto alla bocca iniziandola a passarsela sulle labbra della bocca. La insalivo per bene, poi ci passo la lingua e poi la introdusse fra le labbra. Era un gioco innocente ma per chi l’avesse guardata sarebbe stato molto eccitante: una suora, giovane, con una carota in bocca a mimare un pompino.
    La suora aveva gli occhi chiusi e non si accorse di suor Angelica che la sta spiando oltre la porta. La giovane sentendosi al sicuro si alzò in un attimo la tonaca e poi la sottana, che portava sotto, ed introdusse la carota nelle mutandine che portava. Accostò l’ortaggio alla sua fica e lo strusciò sui peli. Quel freddo contatto gli causò dei brividi ma continuò nell’operazione, anzi appoggiò la carota all’entrata e la fece bagnare con gli umori che fuoriuscivano dalla figa. Ebbe un fremito, il piacere la pervase, sospirava ed introduceva sempre di più la carota dentro facendo attenzione a non lacerare la sua verginità. Poi dopo alcuni istanti estrasse la carota da sotto i vestiti e guardandola portò il naso vicino all’ortaggio e ne aspirò l’afrore. Poi come un oggetto di culto la mise da parte, in un piatto, separandola dalle oltra carote. Poi continuò a preparare da mangiare.
    Dopo alcuni minuti suor Angelica apparve in cucina e, guardando ogni tanto la giovane suora, l’aiutò ad apparecchiare in attesa dell’arrivo del parroco.
    Bastarono pochi minuti e padre Francesco entrò salutando le suore ed accomodandosi a tavola. Mangiò il primo di buon gusto, era affamato e, dopo una giornata così piena di libidine e sesso, quella cena preparata con cura dalla ancelle del Signore era quello che ci voleva, pensò. Finito il primo suor Anna gli porse il secondo fatto da una carota, piselli bolliti ed una fetta di carne. Il prete andava pazzo per le carote e la prima cosa che fece fu portare alla bocca l’ortaggio. Suor Anna lo sapeva e alzando la testa e gli occhi verso il parroco l’osservò. L’uomo iniziò a masticare lentamente un pezzetto di carota e sentì subito uno strano sapore. Gli era familiare ma non sapeva ricondurlo a qualcosa in particolare. Era un po’ amarognolo. Ma era buono, poi mangiando meglio capì che sapeva di fica e allora morse gli altri pezzi con più decisione. Suor Anna fu felice che il prete apprezzasse e dentro di se si sentì scuotere tutta. Lui, l’uomo a tavola con la tonaca stava mangiando i suoi umori. Suor Angelica nel frattempo a vedere quella scena si eccitò moltissimo, anche per la spregiudicatezza della giovane ragazza.
    Padre Francesco: “buona questa carota…molto buona…l’avete cotta in umido ?”
    Suor Angelica: “veramente padre ha fatto tutto suor Anna. Io avevo da fare ed ha cucinato lei…ha preparato tutto lei.”
    Padre Francesco guardò la suora.
    Padre Francesco: “bene suor Anna, complimenti per la cena. Sta iniziando a capire i miei gusti. Brava.”
    Suor Anna: “grazie padre…grazie…sono lusingata.”
    Poi rivolgendosi a suor Angelica sorridendo maliziosamente disse: “hai visto la nostra piccola suora com’è brava ? dovresti farla cucinare più spesso. E poi sicuramente userà dei segreti in cucina per renderli così appetitosi.”
    Suor Anna: “si…padre…ho notato anche io che ha tanti segreti e tanti tanti lati da scoprire.” Sottolineando le ultime parole.
    Dopo queste poche battute continuarono a mangiare, ma fu tutto uno scambio di sguardi, di sorrisi, finanche di un occhiolino da parte del parroco verso la giovane suora. Alla fine l’uomo si alzò e si congedò dalle donne. Tornando in camera pensò alla giovane suora. Aveva mostrato la sua attitudine e la sua predisposizione ad essere traviata. Ora sarebbe toccato a lui fare dei passi successivi verso la depravazione totale, ma voleva agire a modo suo e far salire la libidine al massimo nella testa e soprattutto nel corpo della suora.
    La notte dopo alcune ora di sonno. Si alzò e silenziosamente attraversando il corridoio si avvicinò alla porta della camera di Suor Anna. Portò l’orecchio al legno per ascoltare eventuali rumori poi, visto il totale silenzio, aprì la porta e si introdusse dentro. La stanza non era completamente buia, perché da un’anta della finestra filtrava un po’ di luce provenire dal lampione davanti alla chiesa, perciò poteva vedere bene il corpo steso sul letto della giovane suora. Era a pancia sotto e la sua faccia affondava nel cuscino. Indossava una vestaglia bianca, abbastanza doppia ma non così tanto da far risaltare il suo corpo giovane e flessuoso.
    Il prete si avvicinò al letto. Era eccitato. Immobile, fermo osservò suor Anna ed iniziò a passare la propria mano sul cazzo sotto il pantalone che iniziava ad indurirsi. Poi sempre lentamente e sempre in silenzio si abbassò e con una mano alzò la vestaglia dalla ragazza. Apparvero i suoi glutei, giovani, perfetti, senza un filo di cellulite. Si avvicinò a scrutare il culo. Il suo cazzo era durissimo. Lo massaggiava con una mano mentre con l’altra mimava il gesto di una carezza sul culo della suora. Poi cercò di capire a che punto fosse il suo sonno. Se fosse profondo o leggero. Poi preso dalla libidine e fregandosene dell’eventuali conseguenze pose le sue dita sul limite della mutandine iniziando lentamente ad abbassarle un po’. Non vide nessuna reazione, non vide nessun movimento da parte della ragazza e allora continuò. Fece scendere ancor di più le mutandine. Il suo culetto perfetto e sodo iniziò ad apparire sotto i suoi occhi. Più sfilava e più quella visione paradisiaca lo ipnotizzava. Si fermò ancora un momento ma fu ancora silenzio e allora arrivò all’ultimo stadio della svestizione. Abbassò la mutandina in modo da intravedere lo spacco fra le gambe e le labbra della fica appena accennate. Quel corpo lo stava facendo impazzire di eccitazione. Sentiva il fuoco dentro di se. Avrebbe voluto prenderla, farla sua. Affondare in quella figa adolescenziale ma si trattenne. Non era ancora quello il suo obiettivo. E allora estrasse il cazzo dai pantaloni e avvicinandosi ancora di più iniziò a scappellarlo quasi sfiorando il culetto della suora. Iniziò a masturbarsi, in modo osceno, animalesco a pochi centimetri da quel corpo. Penso a tutte le cose più depravate che gli avrebbe fatto fare e più pensava più la sua carica di eccitazione aumentava. Arrivò finanche a pensare di metterla incinta. Mamma mia il massimo per un prete. Mettere incinta una giovane suora. Il massimo della depravazione. Continuò a masturbarsi e sentì crescere l’eccitazione. Continuò ed arrivò al limite dell’orgasmo. Spugnettava il suo cazzo sempre più forte. Indirizzò la cappella verso quel culetto e venne. Venne con una quantità infinita di sborra che esplose dal suo cazzo. Venne sul culo della suora. Venne sperando che non si svegliasse. Venne indirizzando il getto di sborra verso lo spacco, fra il culo e la figa. Venne e ne fu totalmente appagato. Si calmò, si ricompose e lentamente, senza far rumore si allontanò da quella stanza, prima però lanciò un ultimo sguardo a quel culo sommerso di sborra.

    Il sole iniziava a riscaldare l’aria in quella mattina di primavera inoltrata. La luce penetrava oltre le ante semi aperte della stanza di suor Anna. La giovane donna si svegliò e la sua attenzione fu subito attirata da qualcosa di appiccicoso sul fondoschiena. Si mise di traverso per cercare di guardare poi allungò una mano e con le dita andò a toccare quella strana sostanza che dal culetto la impastricciava fino in mezzo alle gambe. Ne raccolse in po’ e portò le dita al naso. Riconobbe subito, anche se erano passati degli anni, che si trattava di liquido seminale. Era sborra, sborra di un uomo. La odorò ancora e poi capendo che l’unica persona di sesso maschile, in quel palazzetto di fianco alla chiesa, fosse il parroco, padre Francesco, sorrise compiaciuta. Quell’uomo, quel prete la sconvolgeva. Era stato capace, la notte, di venire fin nella sua stanza. Era stato capace di abbassare le mutandine. Di masturbarsi sul suo corpo. Di sborrare sul suo corpo. Di possederla anche non toccandola e stando a pochi centimetri da lei. Suor Anna ne fu turbata ma affascinata, rapita da tanta sfacciataggine di quell’uomo che avrebbe potuto essere suo padre. Era il diavolo, satana ? La tentazione del peccato ? O era il paradiso, il piacere assoluto ? L’esaltazione dei sensi ? Pensando a tutto questo non resistette ed iniziò leccarsi tutte le dita. Lecco e ne provò piacere. Lecco e si sentì avvolgere da un calore forte, fortissimo, che la fecero bagnare subito fra le gambe. Si stese meglio sul letto, a pancia in su, e con una mano raccoglieva lo sperma sul culo e lo portava alla bocca, al naso, con l’altra mano invece si accarezzava la giovane fica. Iniziò a godere e godere ancora. Ma tutto ciò non gli bastava più. Non gli bastava più, voleva molto di più. Voleva farsi possedere da quell’uomo. Voleva sentire il suo cazzo dentro di se. Voleva essere deflorata, sverginata da quel prete. Voleva essere completamente sua. E non gli fregava niente delle conseguenze. Avrebbe fatto quello che l’istinto le suggeriva. Avrebbe fatto di tutto, in modo sfacciato, impudente, provocatorio, l’avrebbe fatto a modo suo, senza più remore a rivelarsi a quell’uomo che ormai era dentro di lei, la possedeva anche se senza contatto carnale.
    Si tolse tutto quello che aveva addosso. Si spogliò nuda e presa da una frenesia irrefrenabile uscì dalla sua stanza. Sapeva dove andare. Voleva raggiungerlo. Voleva donarsi a lui. E mentre faceva i pochi passi che la dividevano dalla porta della camera dell’uomo s’imbattè, all’improvviso in suor Angelica che svoltò all’angolo del corridoio.
    Suor Angelica: “ma suor Anna ! Dove va senza nulla addosso ?”
    La suora più anziana si avvicinò strattonandola e si accorse che la giovane suora non rispondeva. La guardava con occhi spiritati e rapita da chissà che cosa.
    Suor Angelica: “ma suor Anna !”…che fa ? vada in camera sua a vestirsi !” strattonandola.
    Suor Anna continuava a guardarla e poi all’improvviso fu attratta dalla bocca di suor Angelica. Vedeva le labbra muoversi ma non sentiva il suono delle parole. Vedeva le labbra muoversi ed una forza più forte di lei, della sua volontà la spinsero ad avvicinarsi ancora di più e baciare quelle labbra. Aveva bisogno di sentire il calore umano. Aveva bisogno di sentire la forza di un bacio, di altre labbra, di un altro corpo. E non gli importava nulla che fosse di una donna, di una femmina. Aveva voglia di qualunque cosa che le facesse provare piacere. E la bacio, insinuando la lingua fra quelle labbra, fra le labbra della sue consorella.
    Suor Angelica fu sorpresa e tentò di reagire. Ma la giovane fu più veloce e determinata. Le insinuò dentro la bocca la sua lingua, impedendogli qualsiasi reazione o parola. E allora baciò anche lei, baciò con la lingua. L’attirò a se e la strinse, baciandola ancora e cercando il contatto con l’altro corpo. Si abbracciarono entrambi, ed entrambi si baciarono. E poi, nel corridoio semibuio si toccarono, si abbrancarono, si strusciarono una sull’altra e si ritrovarono sul pavimento freddo. Suor Anna come una furia iniziò a spogliare l’altra donna e si ritrovarono nude e avvinghiate, baciandosi e toccandosi in tutte le parti del corpo. Non dissero una parola ma godettero entrambe, con le mani che accarezzavano la figa dell’altra. Fu un piacere immenso, un godimento unico. Poi dopo l’orgasmo ancora in preda al piacere suor Anna si rivolse all’altra suora.
    Suor Anna: “portami da lui ! Portami da lui, adesso ! Voglio essere sua ! Lui è il mio padrone assoluto ! Lui deve prendere la mia verginità !”
    Suor Angelica la baciò ancora sulla bocca, interrompendo quel flusso di parole e la fece alzare. L’abbracciò ancora e gli disse: “Allora sei pronta ! E’ arrivato anche per te il momento di godere della carne e del piacere eterno !”
    E così dicendo, prendendola per mano, la portò nella stanza del prete. L’uomo era ormai sveglio perché il sonno era stato interrotto da quei rumori nel corridoio. Era sul letto e vide la porta aprirsi ed apparire suor Anna nuda, in tutta la sua adolescenziale bellezza. Dietro di lei suor Angelica, anche lei nuda, con il viso stravolto e tutti i capelli fuori posto. Le due donne entrarono e si posero al capo del letto guardando il prete.
    Suor Angelica: “padre…suor Anna è pronta ! pronta ad aprirsi a tutti i piaceri che lei gli vorrà dare !
    Padre Francesco: “sei pronta suor Anna ? sei pronta ?”
    Suor Anna: “si…sono pronta !”
    E fu così che il prete la prese. La prese selvaggiamente a novanta gradi sul letto. La prese in modo animalesco, strappandole la verginità, introducendola nel mondo del piacere assoluto. La prese facendola godere una, due, tre volte in un orgasmo senza fine. La fece godere davanti a suor Angelica che si masturbava e si toccava davanti a quella scena di una bellezza infinitamente depravata. Il prete godette nella bocca della giovane costringendola a bere tutta la sua sborra. Costringendola a ubriacarsi del suo seme. Godettero insieme, tutti e tre, sapendo benissimo che da quel momento nulla sarebbe mai più stato come prima.

    Dopo che Padre Francesco ebbe preso e fatta sua suor Anna, insieme a suor Angelica, i tre passarono l’intera giornata a fare sesso selvaggio, in tutte le posizioni, in ogni modo, abbattendo qualsiasi muro di pudore, cercando il piacere assoluto che potesse soddisfare ogni voglia anche la più depravata. Suor Anna in un impeto di follia si era fatta sborrare nella fica dal prete, incurante delle conseguenze, anzi, mentre venina animalescamente scopata incitava l’uomo di chiesa a metterla incinta, ad avere un figlio suo, ad avere un figlio del signore, un figlio del peccato. Una follia, il massimo della follia che portò la suora al massimo del piacere facendola svenire nella braccia del parroco. Ormai dopo ore ed ore a fare sesso, la stanza del parroco, avvolta dal silenzio, puzzava di umori femminile, di sborra maschile, di sudore umano. Padre Francesco aprì gli occhi e con suo immenso piacere, da maschio dominante, vide le due suore aggrovigliate vicino a lui. Le guardò, sorrise compiaciuto e dopo averle schiaffeggiate sul culo, le ordinò di alzarsi e di rimettere a posto la stanza. Le ordinò anche di non lavarsi, di rimanere con il loro odori ed i loro umori addosso, perché chiunque si fosse avvicinato avesse sentito il richiamo del sesso inebriante. Le due donne abbassarono la testa ed ubbidienti al dettame dell’uomo iniziarono a rimettere a posto il letto. Il prete invece appena vestito si allontanò dalla stanza, lasciandole nude e con i loro pensieri peccaminosi.
    Padre Francesco arrivò nel suo studio, di fianco alla sacrestia e si mise a sedere alla scrivania. Prese il telefono e compose il numero della signora Rosalba. La signora, di sessantacinque anni che aveva confessato che il marito voleva ad ogni costo farle fare del sesso con un terzo uomo. Il telefono squillò diverse volte.
    Rosalba: “pronto…pronto chi è ?”
    Padre Francesco: “sono Padre Francesco…”
    Rosalba: “ah padre…mi dica…”
    Padre Francesco: “ cara Rosalba, non mi dimentico delle mie pecorelle, volevo sapere come era andata a finire con tuo marito. Hai fatto quello che ti chiedeva ? “
    Rosalba: “Padre…padre si…l’abbiamo fatto…, l’abbiamo fatto ieri in quella spiaggetta che le dicevo si trova a pochi chilometri dal nostro paese, sulla provinciale.”
    Padre Francesco: “bene Rosalba e come ti senti ? Dimmi quello che provi…anzi facciamo una cosa, tuo marito è in casa ?”
    Rosalba: “Si…padre mio marito è in casa.”
    Padre Francesco: “e allora venite subito in chiesa, vi aspetto, così vi confesserete entrambi e potrò assolvervi dai vostri peccati.”
    Rosalba:” ma padre…io…mio marito…”
    Padre Francesco: “Si Rosalba con tuo marito, insieme, vi aspetto.”
    Rosalba: “va bene padre, il tempo di sistemarmi e veniamo da lei.”
    Padre Francesco: “Benissimo a tra poco allora.”
    Il prete mise giù la cornetta e si accarezzo il suo cazzo. I suoi pensieri malsani di traviare tutte le persone che avessero avuto a che fare con lui non lo lasciavano un attimo. Ormai era in preda ad una libidine profonda. Era sempre pronto a fare sesso, a sfogare i suoi istinti più malsani. E sarebbe andato avanti, nulla lo avrebbe fermato. Si passò ancora la mano sul cazzo e guardò fuori dalla finestra. Il sole stava tramontando ma la giornata per lui non era ancora finita.
    Passò una mezz’ora poi senti la voce di Rosalba chiamarlo e cercarlo.
    Padre Francesco: “sono qui Rosalba, nello studio…vieni, venite…”
    Rosalba fece capolino sulla porta ed entrò seguita dal marito, un uomo mingherlino, magro, con i capelli corti bianchi. I due entrarono e si accomodarono.
    Rosalba: “Padre siamo qua. Aveva detto che voleva confessarci ? Allora mentre confessa me lui potrà aspettare fuori.”
    Padre Francesco: “No Rosalba vi confesserò insieme…insieme avete peccato ed insieme vi confesserò.”
    Rosalba: “ma padre ?...
    Padre Francesco: “ho deciso così, sarà meglio per voi. Siete una coppia e non dovete nascondervi nulla.”
    Rosalba: “ma…”
    Padre Francesco:” niente ma…adesso ditemi com’è va fra di voi…e tu Mario sai che tua moglie mi ha confessato delle tue voglie ?”
    Mario: “si padre…me lo ha detto…mi ha detto che sentiva il bisogno di parlare con qualcuno e di questo fatto devo ringraziarla perché perché poi lei ha consentito a soddisfare le mie richiesta.”
    Padre Francesco: “bene…sono contento per voi. Dimmi Rosalba come ti senti adesso ?”
    Rosalba: “padre…padre all’inizio mi sentivo forzata ma dopo quando quello sconosciuto mi ha preso davanti a mio marito sulla spiaggia sono stata bene…mi sono sentita donna, femmina…e vedevo che mio marito era impazzito di gioia e di godimento.”
    Padre Francesco:” bene…la punizione sarà dura, la penitenza durissima….perchè avete peccato ed io devo salvare le vostre anime. Volete essere salvati ? Ditemi volete che vi assolva dai vostri peccati ?
    Rosalba guardando il marito e poi il prete disse: “Si padre vogliamo salvare le nostre anime davanti a Dio.”
    Padre Francesco:” E tu Mario sei disposto a subire la mia penitenza ?”
    Mario: “Si padre…sono pronto.”
    Padre Francesco si alzò da dietro la scrivanie ed arrivò alle spalle dei due, mise una mano sulle loro rispettive spalle ed abbassandosi un pò per essere sentito sussurrò: “ora farete tutto quello vi dico, senza dire una parola. Vi alzerete in piedi e vi spoglierete: nudi ! Ora ! Adesso !” ed alzando piano piano la voce fino quasi a gridare: “Perché io vi punirò ! Vi darò la mia penitenza ! Offrirò a Dio le vostre carni, i vostri corpi e poi vi assolverò da tutti i peccati !”
    Rosalba e Mario si guardarono. Si presero per mano. La loro faccia erano sbiancate, diventate pallide. Rosalba quasi tremava. Mario era con il capo abbassato.
    Rosalba: “Mario…Mario dobbiamo farlo…facciamolo…lo hai sentito…dobbiamo redimerci davanti a Dio.”
    E così dicendo iniziò a sbottonarsi la camicetta che indossava. Rimase in reggiseno. Sbottonò il gangetto e lo sfilò. Poi passò alla gonna, alle calze, alle mutande. Rimase li nuda, mentre anche il marito si svestiva ed anche lui rimase nudo. Entrambi senza nulla addosso tremavano impazienti alla prossima mossa del prete. L’uomo gli si pose davanti e li guardò dall’alto in basso. Poi toccò un seno di Rosalba.
    Padre Francesco: “ vedo che nonostante l’età hai un seno bellissimo…cara Rosalba”
    Lo toccò, tintillò il capezzolo, poi lo strinse forte.
    Padre Francesco: “soffri…devi soffrire…devi pentirti Rosalba…”
    Rosalba: “padreeee….mmmmm….ahhhh !”
    E mentre diceva e faceva questo mise di scatto una mano in mezzo alle gambe della donna che per il gesto si ritrasse su se stessa. Le dita del prete affondarono nelle carni della donna, si fecero spazio fra le labbra della figa e la trovarono umida, bagnata.
    Rosalba:”padreee….ahhhh…mmmmm”
    Padre Francesco rivolgendosi a Mario che guardava esterrefatto: “Lo sai che la tua mogliettina in mezzo alle gambe è tutta bagnata ? Lo immaginavi ? Rispondi !”
    Mario: “No…padre…”
    E mentre Mario sentiva quelle parole il suo cazzo iniziò ad indurirsi.
    Padre Francesco, sempre tenendo le sue dita nella figa di Rosalba: “caro Mario vedo che la cosa piace anche a te. Ti stai eccitando ? Bene perché io ho bisogno di un vostro aiuto…”
    Si alzò la tonaca e mostrò ai due il suo notevolissimo cazzo eretto, scappellato.
    Padre Francesco: “Abbassatevi, inginocchiatevi, toccatelo…baciatelo…espiate i vostri peccati…questo sarà lo strumento della vostra redenzione !”
    I due si accasciarono per terra ed avvicinarono il loro viso al cazzo del prete. Il parroco prese le loro teste e li costrinse ad avvicinare le loro bocche al suo membro. Rosalba era affascinata, eccitata da quel cazzo. Era eccitata anche per la situazione, li vicino al marito. Lei aprì la bocca ed ingoiò il cazzo iniziandolo a spompinare. Poi lo fece uscire ed anche il marito, ormai sottomesso alla volontà del prete, iniziò a prenderlo in bocca.
    Padre Francesco: “Bravi…braviii…continuateeee…tutto in bocca…tuttooo…!”
    Poi quando il suo cazzo fu durissimo li fece smettere e mise Rosalba a novanta gradi sulla scrivania e senza preparazione, a secco, iniziò ad incularla davanti al marito che si spugnettava il cazzo.
    Padre Francesco: ahhh…prendilo tutto….che culo che hai Rosalba….pentiti…questo cazzo ti darà l’assoluzione…tieeeè….ahhh”
    Rosalba: “Si padre..aahhahaha…..mmmmm…si…siii mi punisca…sono una troia…una lurida troia…una cagna in caloreee…e lui mio marito è un porco, un cornuto….un cornuto che gode a vedere me presa da un altro cazzoooo…ahhhh….siiiii”
    Mario: “si padreee…la inculiii..le sborri dentro…mi faccia cornuto…sono il vostro cornutooo..siiii…”
    Padre Francesco: “siete due porci…siete i miei porciiii…e vi farò fare cose che neanche pensate…vaiiiii…
    …vaiii apri il culo lurida troia peccatriceeee….aahahaha…”
    Poi estrasse il cazzo dal culo e costrinse il marito a leccarle il buco.
    Padre Francesco: “lecca cornuto…lecca il suo culo…guarda come l’ho allargato…guarda…guarda com’è troia tua moglie…che vaccaaaa…leccaaaa….e ora mettiglielo dentro…inculala anche tu….vai…vaiiii….”
    Mario si alzò dopo averla leccata ed appoggiò il cazzo sullo sfintere della moglie. Era larghissimo ed il suo cazzo affondava nel burro. Iniziò ad incularla e la moglie godeva chiamandolo cornuto e con ogni parola offensiva. Il prete allora visto che i due erano infoiati al punto giusto si mise dietro Mario ed appoggiò il suo cazzo sul culo dell’uomo, e lo inculò.
    Mario: ma padreeee….che faaaaa…mi sta inculandooooo….ahhhhh”
    Padre Francesco: “siii…ti inculo vecchio porco….ti inculo e ti sborrerò dentro…mentre inculi tua moglieeee….aahhhha…prendi”
    I tre ormai erano in preda un una libidine pazzesca, animalesca, senza freni. Una lussuria che non si poteva spiegare. E godettero tutti e tre. Rosalba inculata dal marito e il prete mentre inculava Mario. La chiesa deserta era percorsa dai loro lamenti e dal loro piacere. Ormai era diventato un luogo di perdizione, senza limiti e senza freni. E mentre godevano, suor Anna e suor Angelica, ancora nude, si toccavano reciprocamente. E reciprocamente e godevano, spiando il prete e la coppia, sull’uscio dello studio.

    Era passata una settimana dall’incontro con Rosalba ed il marito Mario nello studio della canonica e la vita nella parrocchia di Padre Francesco trascorreva fra accoppiamenti, ammucchiate selvagge, incontri di tutti i tipi. Il parroco era riuscito a coinvolgere: le due suore, suor Anna e suor Angelica; Lucia, la moglie del professore, con la figlia Roberta; Danilo, l’amico della ragazza; ed infine Rosalba con il marito. Ma nella mente del prete mancava ancora qualcosa. Ma nel suo quadro immaginario i tasselli ancora non erano tutti al suo posto. Voleva ancora di più. Voleva aumentare la depravazione per portare “le sue pecorelle” al massimo della perversione. In quei giorni era riuscito a portare a letto spesso Roberta, facendola dormire con se, grazie al fatto che il padre era ad un corso di formazione fuori paese. E tenendola con se aveva scoperto che quella ragazza, appena diciottenne, era una ninfomane scatenate, senza limiti. Depravata, perversa, con una voglia di godere costante. Il prete aveva indagato nella sua mente, gli aveva fatto confessare i suoi desideri più inconfessabili, ed aveva scoperto il desiderio ossessivo da parte della ragazza di farsi possedere da suo padre, dal maestro integerrimo delle elementari. Voleva farsi scopare da lui, diventare sua. Padre Francesco durante le scopate la stuzzicava, la stimolava su questo argomento e lei non si tirava indietro, anzi, chiedeva al parroco di aiutarla a mettere in pratica il suo nascosto desiderio incestuoso. Il parroco nella sua mente perversa ripetutamente studiò il modo di soddisfare le voglie della ragazza e scoprì che spesso padre e figlia solevano andare al mare il tardo pomeriggio, in una spiaggetta isolata fra le tante che si alternavano lungo la costa. E allora decise che un giorno li avrebbe raggiunti in quella baia ed avrebbe attuato il suo piano.
    Il tardo pomeriggio del martedì successivo arrivò in bici sulla provinciale, percorse qualche chilometro ed arrivato in una piazzola sulla strada, si inoltrò per un sentiero che scendeva verso il mare, fra gli alberi. Scese un centinaio di metri fra rovi e cespugli lasciando la bicicletta vicino ad una roccia nascosta dalla vegetazione. Percorse un’altra decina di metri e guardò verso il basso. Sotto di lui un mare cristallino ed una spiaggia incontaminata, deserta a quell’ora. Notò che sulla destra, attraverso il mare, si accedeva ad una spiaggetta, che però dalla sua posizione si poteva solamente intravedere. Le indicazioni della ragazza erano giuste. Si avviò verso la spiaggia ed iniziò a camminare sulla sabbia. Arrivato al limite delle rocce e sporgendosi intravide Roberta con il padre. La ragazza faceva il bagno, mentre il padre leggeva il giornale. Il prete mise i piedi nell’acqua e si avvicinò a loro. Roberta appena lo vide gli corse incontro, recitando il ruolo dell’ignara ragazzina e quasi gridando: “Padre Francesco ! padre Francesco…che bella sorpresa…papà hai visto chi c’è ? (rivolgendosi dall’acqua verso il papà). Il maestro padre di Roberta, alzò gli occhi dal giornale e vidi il prete camminare sulla battigia. Si alzò ed andò incontro all’uomo. Roberta era già vicino al prete e sorrise facendogli l’occhiolino. Il parroco mise una mano sulla ragazza e le accarezzò i capelli. Il papà di Roberta gli fu vicino e gli porse la mano.
    Papà di Roberta (Guido): “ Padre Francesco…qual buon vento la porta per questi mari ?”
    Padre Francesco: “Ciao Guido…che piacere vedervi…io solitamente vengo qualche volta che sono libero a camminare in queste spiaggette. In questa pace ritrovo Dio e la pace con me stesso.”
    Guido: “E’ proprio vero padre. Siamo fortunati ad avere questi posti sotto casa. Ance noi veniamo spesso qui. Si sta bene, non c’è gente, e passiamo qualche pomeriggio….ma venga…venga dove abbiamo gli asciugamani…si accomodi…”
    Padre Francesco: “grazie…Guido non vorrei disturbarvi…”
    Guido: “ma sta scherzando ? che disturbo ? si sieda qui…stia con noi…”
    Padre Francesco: “grazie…”
    I due si sedettero sull’asciugamano e si scambiarono qualche battuta.
    Roberta: “allora io vi lascio a discorsi da adulti…continuo a fare il bagno…” e si avviò verso l’acqua.
    La ragazza indossava un bikini strettissimo e striminzito che esaltava il suo culo perfetto, piccolo ma sodo. Maliziosamente mentre si avvia nell’acqua inarcò la schiena sculettando.
    Padre Francesco: “tua figlia ogni giorno diventa sempre più bella…”
    Guido: “grazie padre…si effettivamente è bellissima…ed in verità sono un po’ preoccupato…”
    Padre Francesco: “come mai Guido ? Cos’è che ti preoccupa ?”
    Guido: “Roberta è ormai una donna, e sicuramente avrà qualcuno che gli ronza intorno…non vorrei che si concedesse facilmente…non vorrei che combinasse qualche guaio…deve studiare…andare all’università…”
    Padre Francesco: “Guido secondo me non devi preoccuparti più di tanto. Tua figlia è una brava, bravissima ragazza, con la testa a posto…vedrai che ti darà tantissime soddisfazioni…in te adesso è scattata quella forma di gelosia che si instaura fra padre e figlia…è normale…ma vedrai che tua figlia saprà darti tante e tante gioie !” (sottolineando queste ultime parole).
    Guido: “ha ragione padre…forse la mia è stupida gelosia paterna…ma saperlo non risolve la mia preoccupazione…comunque è bella, bellissima, una brava ragazza…solo forse un po’ troppo esuberante, maliziosa…”
    Padre Francesco intuì il turbamento di Guido subito affondò il dito nella piaga: “in che senso maliziosa ed esuberante ?”
    Guido: “la vede padre…la vede…indossa quei costumini che quasi sembrano sparire fra la sua pelle, il suo corpo….tutto da fuori…ed anche a casa…sa sempre mezza nuda…per non dire nuda…perizoma, tanga…lascia tutto in giro…”
    Padre Francesco: “capisco…capisco…ma è giovane…non si renderà neanche conto di quello che fa…”
    Guido: “e no padre…si rende conto eccome…spesso sta a letto nuda…quando siamo in casa io e lei…si mette distesa e lascia anche la porta aperta sapendo che posso vederla, guardarla…ho cercato di spiegarle che dovrebbe stare più vestita ma nulla…non mi sente…”
    Padre Francesco: “Guido, da uomo di chiesa ti debbo dire che fai bene a redarguirla ma ti dico anche che le cose belle, se Dio le ha create, vuol dire che vanno guardate. Le cose belle ci riempiono gli occhi e l’anima.”
    Guido: “ma padre io sono anche un uomo…e guardando le cose belle potrei anche far cattivi pensieri…”
    Padre Francesco: “Guido…che significa cattivi pensieri ? Chi può giudicare i cattivi pensieri ? E’ normale…Guido…la storia ci insegna che i padri guardano come padri ma anche come maschi le figlie…ma secondo te dopo che Adamo ed Eva diedero al mondo dei figli cosa fecero ? Quello che noi oggi reputiamo sbagliato all’inizio della vita sulla terra fu normale…non credi ? “ e così dicendo osservò l’uomo e la sua reazione.
    Guido: “padre mi sta dicendo che fare pensieri, sulla propria figlia è normale ? Mica mi vorrà dire che l’incesto è alla pietra fondante dell’umanità ?”
    Padre Francesco:” pensaci Guido…pensaci bene…”
    Guido stette per quasi un minuto in silenzio, poi disse: “mi sa che ha ragione padre, non ci avevo mai pensato…e le faccio una domanda: perché oggi tutti lo condannano ?”
    Padre Francesco: “perché viviamo in una società fatta da falsi moralismi, da restrizioni che servono solo, secondo me, a rendere i peccati più desiderabili, anzi più ci sono restrizioni più l’essere umano è spinto a farlo.”
    Guido: “padre sono sconvolto…per le cose che mi sta dicendo…mi sta aprendo gli occhi…”
    Padre Francesco: “Guido siamo di carne umana…siamo fatti di carne…se Dio ci ha dato gli organi sessuali vorrà dire che c’è li ha dati per usarli, no ?”
    Guido mentre il prete parlava si stava eccitando a quelle parole. Padre Francesco con quelle sue allusioni, con quelle sue verità stava intaccando il muro della sua integerrima fermezza. E mentre pensava questo vide la ragazza uscire dall’acqua, fermarsi e scuotere i capelli bagnati, sul bagno asciuga.
    Padre Francesco: “ E’ proprio bellissima…tua figlia… ha un corpo meraviglioso…”
    Guido: “si padre…è meravigliosa…”
    La ragazza si avvicinò ed a pochi centimentri dai loro volti disse: “dall’acqua vi vedevo parlare fitti fitti. Che avevate da dirvi di così importante ? “
    Guido: “nulla…nulla…”
    Roberta: “aaahaha…nulla…cosa da grandi ? aahaah…e non potevate parlare anche con me ? Io non sono grande abbastanza, aahaha ? “ e così dicendo si mise a girare su se stessa mostrandosi in tutta la sua bellezza e facendo ciance con la bocca e la lingua.
    Guido: “ma Roberta, smettila …non siamo da soli…”
    Padre Francesco: “ma lasciala fare Guido…lasciala fare…”
    La ragazza si distesa fra loro due e si mise a pancia sotto. Si slacciò le stringhe del pezzo di sopra e si mise a prendere il sole. I due uomini come ebeti si girarono contemporaneamente a guardare la sua schiena e sorrisero, ormai complici dopo quella lunga conversazione.
    Roberta: “Papà mi spalmi un po’ di crema…il sole scotta…e lei Padre Francesco non sente caldo con quella tonaca…perché non si mette a prendere un po di sole anche lei…”
    Padre Francesco: “…va bene…Roberta…va bene…”
    E allora il prete si levò la tonaca e rimase con un costume nero vecchia maniera, sfoggiando il suo fisico robusto ed in forma. Guido non poté non notare l’evidente bozzo sotto il costume, immaginando l’enorme grandezza del sesso del prete. Poi si concentrò a spargere sul corpo della figlia l’olio proteggente. Passava su e giù la mano, facendo pressione, cercando di non scendere troppo verso i glutei della figlia.
    Roberta: “papà…spargimi l’olio anche più giù…ti prego…se no mi arrostisco…”
    Il padre prima guardò il prete affianco a se, che osservava la scena, e vide che Padre Francesco lo stava guardando negli occhi così intensamente che sentì una vampata di calore. Lo vide fare cenno di consenso, come per dire vai avanti, osa di più. Era tutto strano, pensò, ma la sua mano iniziò a scivolare più in basso, verso i glutei della figlia. Roberta sentendo le mani del padre massaggiarla allungò la mano e scostò il lembo piccolissimo del costume inserendolo fra le chiappe. Il culo della giovane ormai era in bella evidenza sotto gli occhi dei due uomini. Ad un certo punto Guido fu sconvolto. Fu sconvolto perché apparve sulla schiena di Roberta anche un’altra mano. Era quella del prete che iniziò a massaggiare la schiena anche lui. La ragazza sentì la terza mano e facendo la parte della ragazza meravigliata: “padre anche lei mi massaggia la schiena ? grazie come siete carini e gentiliiii…ehehhee”.
    In pochi attimi quattro mani massaggiavano ed accarezzavano la schiena, ma non solo quella, di Roberta. In pochi attimi le mani divennero dei tentacoli che perlustravano il corpo, che lo toccavano, tastavano, palpavano. Non una parola, non un cenno, solo mani adulte sul corpo della ragazzina. E quelle mano in pochi attimi furono sostituite da due bocche che baciavano, leccavano la schiena, il fondoschiena, il culo della ragazza. In pochi attimi quattro mani e due bocche coprirono interamente il corpo della ragazza. In pochi attimi le mani e le bocche si insinuarono in mezzo alle gambe e fra le chiappe della ragazza. In pochi attimi fu il delirio: la ragazza si girò e bacio prima il padre e poi il prete. Si fece baciare e li toccò fra le gambe. Non una parola, neanche un cenno ed i loro corpi si aggrovigliarono in una immagine sfocata di lussuria e perversione. In pochi attimi su quella spiaggia isolata si consumò un incesto fra padre e figlia, si praticò la perversione più nascosta dagli uomini, si praticò il delirio dei sensi, senza limiti e senza più tabù davanti ad un prete, un uomo che stava realizzando i suoi desideri più peccaminosi.
    Padre Francesco dopo l’incontro con Guido e la figlia era rientrato in canonica. Erano circa le sette di sera. Andò direttamente nella sua stanza ed entrato nel bagno si spogliò per farsi una doccia. L’acqua scorreva sul suo corpo dandogli una sensazione di grande benessere ma il maggior piacere veniva dalla constatazione di aver assoggettato a lui, al suo volere, diverse persone: uomini e donne; mariti e mogli, padri, mamma e figlie; ed anche le due suore. Mentre si lavava pensava alle prossime mosse. Voleva spingersi più in la, andare oltre. Scavare nella perversione più profonda. Toccare vette di piacere mai provate prima. Affondare nella lussuria più depravante. Uscì dalla doccia ed iniziò ad asciugarsi avvicinandosi alla finestra per guardare in piazza chi c’era. Sentì dietro di se la porta aprirsi e girandosi vide apparire le due suore nude, mano nella mano, entrare nella stanza. Suor Angelica aveva in mano un bicchiere con dentro una bevanda di color arancione.
    Suor Angelica: “padre disturbiamo ? le abbiamo portato una spremuta di arancia fatte con le nostre mani.”
    Padre Francesco: “grazie sorelle…ne avevo proprio bisogno…”
    Il prete prese il bicchiere e ne bevve il contenuto tutto d’un sorso. Poi attirò a se la suora più giovane ed iniziò ad accarezzarla dappertutto.
    Padre Francesco: “sei bellissima…il tuo corpo sembra quello di una ragazzina…fatti toccare…toccami…”
    Ma mentre la toccava sentì un calore strano provenire dallo stomaco. Senti la testa girare, le forze venir meno ed i suoi occhi chiudersi. Cercò di reagire ma venne il buio.
    Quando apri gli occhi la sua faccia affondava in un cuscino. Alzò di poco la testa e vide il cuscino del suo letto sotto di lui. Sentì anche che non poteva muovere ne braccia ne gambe. Sentì qualcosa che stringeva i polsi, le braccia ed i piedi. Si rese conto di essere legato al suo letto. Disteso a pancia in giù. Cercò di forzare i legacci ma erano stretti bene e allora voltando la faccia a destra e sinistra cercò di guardare oltre il suo letto. Vide che le due suore nude lo guardavano e sorridevano. Sorridevano e guardavano, ma avevano uno sguardo strano, quasi malefico.
    Suor Angelica: “padre…ora sei totalmente nostro. Completamente nostro.”
    Padre Francesco: “che cazzo state facendo ? slegatemi subito…subito ! Vi ordino di slegarmi…fatelo…ora !”
    Suor Angelica che si era avvicinata alla sua faccia si abbassò sul suo orecchio:
    “padre non puoi fare nulla…sei legato…sei nostro…faremo di te il nostro strumento di piacere.”
    Mentre ascoltava suor Angelica sentì un fortissimo calore sulla schiena. Un bruciore fortissimo. Il prete iniziò a gridare.
    Padre Francesco: “ ahahhhhh !!! cazzooo….ahhhh….bruciaaaaa….”
    Suor Angelica: “ ti piace la cera ? Suor Anna ti sta cospargendo la schiena di cera incandescente. Vogliamo godere della tua sofferenza. “
    Il prete quasi svenne dal dolore ma riuscì a vedere mentre chiudeva gli occhi che la suora si era portata una mano in mezzo alle gambe iniziandosi a toccare la figa.
    Rinvenne e subito sentì il dolore delle bruciature sulla schiena.
    Padre Francesco: “ vi pregooo…slegatemiii…smettetela…finitelaaaa…bastaaaa…..”
    Suor Angelica: “ e no padre lei ha voluto il piacere assoluto…e noi te lo diamo…procedi Suor Anna…vai…”
    Il prete sentì qualcosa appoggiarsi sul culo, era freddo e stretto. Poi quest’oggetto farsi strada fra le natiche raggiungendo il buco del culo. Cerco di stringere le chiappe ma non riuscì a fermare questo corpo estraneo.
    Suor Angelica: “ sai cosa ti stiamo per fare ? Lo sai ? Suor Angelica ti sta infilando in culo un imbuto…ti allargherà il culo e poi verserà dentro di se la nostra piscia. Si te la verserà dentro. Ti dovrai sentire pieno della nostra piscia.”
    Padre Francesco: “siete pazze..slegatemi…cazzo…slegatemiiii…finitelaaaa…”
    Il prete a quelle parole cercò ancora una volta di reagire, di strattonare tutto ciò che lo legava, ma non ci riuscì. Senti quell’imbuto entrargli dentro farsi strada nel culo. Poi sentì la piscia calda entrargli dentro. Ebbè un lungo brivido. Ma invece di provocargli ribrezzo sentì che il suo cazzo, fra le gambe, diventava duro, durissimo. Si stava eccitando. Si stava eccitando pensando a quanto quelle due suore erano diventate depravate. Questo pensiero lo fece trasalire ed eccitare, di un’eccitazione mai sentita prima. E allora cercò di allargare le chiappe, cercò di agevolare l’azione della suorina.
    Padre Francesco: “ahhhhh….mmmm…siiii….mi piaceee….mi piaceee….sentire la vostra piscia dentro di me…continuateee…vi pregooo…fatemi quello che voleteee…..siete depravateeee…lussuriosee..site due porcheeee…”
    Suor Angelica che si masturbava la fica a pochi centimetri dal volto del prete disse:
    “Ti piace eh ? Ti piace sentirti usato ? ti piace ? Porco ! Porco depravato…sei il nostro uomo…il nostro maschio…prendi la piscia dentro di teeeeee…aahahha…..godoooo….goddoooo…”
    In quella stanza non c’era più limite. La suora si masturbava e godeva, il prete era eccitato e mugulava dal piacere, suor Anna infilava sempre di più l’imbuto nel culo del prete e si pizzicava un capezzolo. Poi il prete sentì un oggetto più grande appoggiarsi al culo. Senti anche quest’oggetto farsi strada nel buo.
    Suor Angelica: “ti piace porco ? ahahaha…adesso suor Anna ti infila un cetriolo nel culo….dillo che lo vuoi…dillo…dimmelo…diccelo…ahhhhhh…”
    Padre Francesco:” siii…..infilatemi di tutto nel culo….fatemi godere con il culoooo…sfondatemiii….troieeee…sfondatemi….”
    Suor Anna spinse con violenza il cetriolo nel culo del prete. L’ortaggio non trovò resistenza per la presenza della piscia calda nel culo. La suora spingeva, spingeva sempre di più. Nel frattempo suor Angelica dopo aver goduto salì sul letto e mise la sua fica vicino alla bocca del prete, ed iniziò a pisciargli in faccia.
    Suo Angelica: “bevi…bevi la mia piscia….bevi ed ingoia…la mia piscia…porco…porco lussurioso…ingoiala…”
    Il prete sentì gli schizzi sulla faccia. Allora aprì la bocca, la spalancò. Bevve ed ingoio la piscia di suor Angelica mentre sentiva dentro di se il cetriolo farsi largo nel culo. Era una sensazione mai provata prima. Era incredibile ma stava per venire senza toccare, senza chiavare. Il suo cazzo era durissimo, gli faceva male stando tra il suo corpo ed il letto. Voleva godere, voleva scopare, voleva possedere ed inondare la fighe delle suore. Voleva farle sue. Stavano dimostrando di essere le donne che aveva sempre sognato al suo fianco. Donne depravate, lussuriose, troia, puttane, ninfomani, senza limiti.
    Sentì all’improvviso una mano libera, poi l’altra, poi una gamba ed anche l’altra. L’avevano slegato. Era libero ma pronto per godere. Si alzò come una furia. Buttò dal letto suor Angelica. Estrasse con una mano il cetriolo dal suo culo e lo infilò nella bocca della suora che continuava a toccarsi la fica dopo aver pisciato. Si scaraventò su suor Anna, la sbattè sul letto, gli aprì le gambe ed infilò con forza il suo cazzo nella figa della giovane suora. Iniziò a pomparla e chiavarla con una furia incredibile. Una forza animalesca che mai aveva posseduto.
    Padre Francesco: “prendi troiaaa…prendi il mio cazzooo…prendilo fino nell’uterooo…questo giorno te lo farò ricordare per tutta la vita….ti chiaverò fino a farti svenire…ti sborrerò dentroooo…ti metterooò incinta….ti ingravido lurida suora depravata….aahhaaha….”
    Suor Anna avvinghiandosi a lui, aprendo sempre di più le gambe e sentendosi squartata da quel cazzo possente: “siiiii….falloooo….sborrami dentroooo…fammi tua per sempreeee….ingravidamiiii…menttimiii incinta…..fammi sentire femmina come non lo sono mai stataaaaa….aahhaha…..vai…sborraaa……siiiiii !!!”
    Padre Francesco: “ahhhh…grrrr….ti sborro dentroooo…ti fecondoooo…ti ingravidooo troiaaa….sei miaaaa…sei miaaaa….tieniiii…prendi la sborra nel tuo uteroooo…..”
    In quella stanza ormai l’inferno si era scatenato. Il prete fotteva la giovane suora. Suor Angelica aveva il cetriolo conficcato nella figa. Godevano tutti, godevano come dei porci, come cani e cagne in calore. Godevano, gridavano. Una scena dal piacere immenso e depravato. Corpi, sesso, e ancora grida, lamenti, esortazioni. In quella stanza ormai il piacere era l’unico scopo di vita. Ma non solo in quella stanza, a casa del maestro la figlia e la madre godevano nello stesso istante sotto i colpi di Guido. E nello stesso istante Mario stava godendo sborrando dentro la sorella della moglie, mentre la consorte si faceva sbattere da un amico. Quella chiesa, quelle strade, quel paese erano diventate Sodoma e Gomorra. In ogni casa, in ogni angolo uomini e donne, donne con donne, uomini ed uomini, giovani ed anziani, godevano, godevano di un godimento assoluto. Il prete, il parroco aveva seminato e sparso nell’aria il virus del piacere assoluto. Piacere assoluto senza più limiti, nella perdizione profonda e senza ritorno.
    (fine)
     
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